DAI SUCCESSI ALLA FRATTURA CON TOTTI, SPALLETTI TORNA NELLA “SUA” ROMA
Di Angelo Tortora
Se il ritorno all’Olimpico di Spalletti fosse un film, potrebbe essere “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola. Da Vittorio Gasman a Nino Manfredi, il cast era d’eccezione, così come quello della storia del tecnico del Napoli che alla Roma ha vissuto due ere: quella Sensi e quella Pallotta. E se la prima è quella per cui tutti i tifosi lo ricordavano con affetto, la seconda è quella che ha creato al frattura perché nell’immaginario collettivo Luciano Spalletti è l’uomo che ha fatto smettere Francesco Totti di giocare a calcio. Per questo tutte le volte che è tornato a Roma, a prescindere che fosse seduto sulla panchina dell’Inter o del Napoli, non sono mancati i fischi dello stadio nei suoi confronti. In fondo si sa, il calcio ha la memoria corta e poco importa se prima dell’avvento di Mourinho, Spalletti era stato l’ultimo allenatore in grado di portare un trofeo a Roma (era il 2008), di fare due volte consecutivamente i quarti di finale di Champions League, arrivandosi a giocare il titolo con l’Inter all’ultima giornata. Per Roma e i romanisti, Spalletti sarà quello tornato, quasi dieci anni dopo, per far smettere Totti.
Eppure anche nella sua seconda avventura, durata appena un anno e mezzo, la squadra giallorossa, proprio nel giorno dell’addio del suo capitano, riesce a tornare in Champions League. E non è il solo traguardo raggiunto perché se è vero che di titoli non ne arrivano, è altrettanto corretto ricordare come da quella Roma riuscì a tirar fuori il meglio da tanti. Dzeko fece registrare la sua miglior stagione sotto il profilo dei numeri, Emerson Palmieri e Rudiger diventarono giocatori in grado di attirare l’interesse di squadre come il Chelsea, mentre Salah si consacrò approdando al Livepool l’estate successiva. Eppure l’etichetta e il ricordo più vivo resta sempre lo stesso perché lo scontro con Totti costrinse i tifosi a scegliere tra lui e l’ex capitano. Scelta sanguinaria e scontata di cui lo stesso Spalletti avrebbe fatto volentieri a meno, ma la società dell’epoca non seppe né gestire il momento né fornire all’allenatore le giuste garanzie per vincere una battaglia persa in partenza. E per questo domani saranno scontati i fischi dei 60mila all’Olimpico, ma come lo scorso anno Luciano sorriderà e ringrazierà perché di Roma conserva i bei ricordi, anche quelli legati al primo Totti.