Il Napoli lavora di cuore e di sale ed esorcizza l’ultimo tabù

Decima vittorie di fila in campionato (2a 0), il Napoli allunga la striscia positiva. Ma stavolta ha dovuto faticare un po’ troppo e inzuppare di sudore undici e più magliette per la strenua resistenza di un Empoli che aveva preparato in modo perfetta la sua partita di puro e totale contenimento. Alla fine c’è voluto un episodio (il rigore) per sbloccarla, eppoi il vantaggio numerico su un avversario rimasto in 10 per portare a casa con serenità, e qualche momento d’ansia, tre punti grazie ai quali si concretizza l’allungo sul Milan, fermato a Cremona.

Non è stato il solito Napoli brillante e spettacolare. A tratti il gruppo Spalletti è stato irriconoscibile. Molto impacciato, nel tentativo di superare una linea difensiva concepita ed organizzata con estrema abilità e lungimiranza. E’ ovvio che però non si può sempre vincere dando spettacolo. Il Napoli ha dominato eccome la gara, gli ospiti si sono fatti pericolosi quasi mai. Ma a differenza di altre volte è stato meno sciolto, e il possesso palla spesso sterile.

Una partita dunque tignosa, a tratti è mancata la giocata individuale che potesse orientarla.

Zanetti, allenatore toscano, aveva preparato a puntino la sfida del Maradona.  Empoli corto e stretto, ben messo in campo, non lasciava intravvedere la luce all’avversario. Nel Napoli si è avvertita l’assenza di Kvara. Lui avrebbe potuto saltare degli uomini ed aprire dei varchi.  Raspadori non s’è illuminato, nonostante nel primo tempo sia stato l’unico a creare grattacapi a Vicario. Gli azzurri si sono subito impossessati del pallone, ma non hanno trovato spazi a sufficienza. Il gruppo Spalletti soffre un po’ troppo le squadre che si chiudono. E l’Empoli si è arroccato dietro, ed in perfetto ordine. Il Napoli ha quindi sofferto. Anche troppo.

Primo tempo a reti inviolate e con il Napoli in evidente difficoltà. Non è stato bravo e dinamico da trovare corridoi verso la porta di Vicario. Nella ripresa, gli azzurri hanno spingono sull’acceleratore ma il muro non si è sgretolato per nulla.

Ci è voluto un salvifico episodio per sbloccarla e finalmente arrivava. Osimhen si è guadagnato un rigore decisivo. Lozano l’ha calciato non bene, il portiere l’ha toccata, quasi la abbrancava ma la palla gli è schizzata via. Cribbio, il Napoli così ha spuntellato una gara intasatissima. Proprio l’ingresso del messicano ha cambiato la monotonia di un possesso palla inconcludente. E su un suo cross, Zielinski ha impattato al volo in perfetta coordinazione, 2 a 0 e partita chiusa. Ma quanto sudore stavolta.

Sul Maradona sino al rigore è gravata un’aria pesante. Di alta pressione. Si è temuto un dejè vu. I fantasmi dell’anno passato sembravano sbeffeggiassero sulla porta di Vicario. Allorché il sorprendente Empoli si accaparrò sei punti su sei contro un imbarazzante Napoli di Spalletti. Però anche l’ultimo dei tabù è stato spazzato via da un Napoli ormai molto maturo, che ha saputo aspettare con pazienza e poi far sua la partita, accompagnato da quel pizzico di fortuna che no guasta mai. E che sta ad indicare che questa potrebbe davvero essere l’annata giusta. Ma migliore degli ultimi 30 anni.

Dal Napoli emergono molte note positive e qualche piccola apprensione. Squadra costante e determinata, non perde colpi, cerca con accanimento la vittoria fino al 90’esimo. Gruppo maturato, sicuro di se stesso. Preoccupa, in parte almeno, l’evidenza che contro squadre molto chiuse e ben attrezzate nella fase difensiva, gli azzurri soffrano un po’ tanto. Ma come detto mancava il furetto georgiano. Kvara gli spazi li sa trovare.

Massima allerta, ed è saggio così, in vista dell’Udinese, sabato. Anche con la speranza che Kvara possa smaltire quel fastidioso mal di schiena. Intanto, si va a gioire per lo stop del Milan a Cremona, oggi gli azzurri sono a più otto sui rossoneri.

 

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