Il Napoli festeggia Natale a novembre. Ma serve più attenzione nel 2023

Recitava un cartello di un tifoso sugli spalti del Maradona “la capolista se ne va”. Una sensata dimostrazione d’amore che si è rivelata profetica.Ci sta. Il Napoli tenta la fuga, in attesa delle partite di domani. Battuta pure l’Udinese (3 a 2), allunga la strabiliante striscia di vittorie in campionato. La partita con i friulani è stata quasi perfetta per 75 minuti, poi nel finale gli azzurri si sono presi una pericolosa sbandata che ha rimesso in corsa gli ospiti: lesti ad approfittare dell’improvviso torpore altrui e a segnare due gol che hanno inquietato i sogni azzurri in un finale convulso e molto disordinato. Forse troppo. Evidente e rischioso, è stato il calo di concentrazione. Il gruppo Spalletti sul 3 a 0 si sarà sentito già sotto l’albero di Natale a scartar doni. E ha mollato la presa. Poteva andar peggio, ma questo rischioso rilassamento deve essere un segnale da non prendere sotto gamba per il futuro. Per il 2023 insomma. Mai mollare. Contro nessuno. Figurarsi negli scontri diretti con Inter e Juve ai primi di gennaio.

Napoli flaccido nel finale quindi, ma i tre punti sono stati impacchettati per la gran festa di fine anno. Oggi gli azzurri sembrano di gran lunga la strapotenza della serie A. La differenza di valori con le rivali è molto netta. E come testa e come tecnica, tattica, nessuna concorrente si avvicina lontanamente a quanto fatto dal Napoli sin qui. Cert’è che questa lunga, e mai sperimentata prima, sosta invernale non capita nel momento giusto. Spezzare un ritmo così intenso non è positivo. In ogni caso le disattenzioni nel finale dovranno servire da monito per l’anno venturo. Il Napoli è la corazzata inaffondabile, ma attenzione dovrà aver paura forse più di se stesso. Dei cali di tensione. In realtà, questa defaillance contro l’Udinese è stata la prima stagionale, dopo quella sempre in zona Cesarini di Liverpool. Augurasi non ci si concedano bis.

In campo, l’Udinese gioca subito a viso aperto, riparte e punge. Ha approcciato la partita con autorità e insidiato Meret. Il Napoli ci prova ma sbanda. Secondo copione tiene palla ma non gli si aprono spazi. Così sembra per un quarto d’ora, finché Elmas non omaggia Osimhen di un cross invitante e pennellato, il nigeriano ci mette la testa ed il Napoli passa.

Il raddoppio di Zielinski è un aperitivo per i Mondiali: triangolazione in contropiede con Osimhen e Lozano, ed il polacco che recapita una palla vellutata, morbida, all’incrocio friulano. Vittoria quasi in frigo. Il nigeriano è incontenibile. Netta impressione che cresca di gara in gara. Uno yeti per le difese avversarie, sparge terrore. Oltreché all’impeto fisico e al perfetto mix fra atleticità e tecnica, di lui colpisce un carattere sempre più dirompente. Osimhen è divenuto trascinatore, gasa i compagni, una furia in campo. Lo spettacolo che offre è di pura bellezza. Studia per diventare leader, sta quasi per.

Nella ripresa il Napoli si addormenta un po’ sul vantaggio? Solo apparenza, almeno in avvio.  Il terzo gol ancora di Elmas arriva di rimessa. Gli azzurri hanno pure sfiorato il quarto centro. E a quel punto si sono colpevolmente rilassati. Troppa disattenzione dopo il triplo vantaggio e qualche palla gol.  L’Udinese ne ha approfittato eccome, ha accorciato le distanze per ben due volte con altrettanti ottimi tiri. Il finale ha  tormentato i cuori azzurri con un’inaspettata suspance. Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco.

Eppure la partita poteva esser archiviata senza eccessivi patemi, nonostante l’avvio frizzante degli ospiti. Anzi, il Napoli forse aveva sofferto in apparenza più contro l’Empoli che con l’Udinese. Elementare Watson, avrebbe detto il mitico Holmes. I toscani si erano arroccati in difesa, l’Udi ha provato a giocare, s’è aperta per farsi sotto. Il gruppo Spalletti va più in difficoltà contro le squadre molto chiuse. Ma sinora non ce n’è stata una sola che non abbia scardinato, eccezion fatta per le prime fasi stagionali, quando impattò con Lecce e Fiorentina.

Il Napoli allunga, dita incrociate per i risultati delle inseguitrici. Non è un sogno ma realtà, gli azzurri si presentano alla lunga pausa invernale come mai nella loro storia. Una squadra solida come una roccia che non perde un colpo. Peccato essì per lo stop dei campionato. Certo tutte le squadre d’Europa avranno lo stesso problema, però interrompere la corsa di una capolista così lanciata non è il miglior viatico. Ne potrebbero beneficiare invece, della sosta, squadre che si stanno assemblando e che devono recuperare degli infortunati, una su tutte la Juve. Però, non si dimentichi che a parte Juve ed Inter ancora da affrontare, il Napoli ha vinto tutti gli scontri diretti in trasferta. E i ritorni li giocherà al Maradona. Indubbio vantaggio strategico ed ambientale.

A favorire di Spalletti c’è la relativa partecipazione dei suoi giocatori ai Mondiali. A far le valigie saranno solo in cinque (Kim, Anguissa, Zielinski, Oliveira e Lozano) e tranne l’uruguagio, e in parte il polacco, gli altri non sembrano destinati a far molta strada con le rispettive nazionali.

Nota finale: al Maradona contro l’Udinese, Spalletti avrebbe potuto lavorare di cambi in modo un tantino più saggio. E magari correre meno pericoli dal 75′ al 90′, richiamando prima Osimhen e qualcun altro. Avrebbe dato più spazio, ed una passerella di orgogli, per Raspadori e Simone. Due muovi che tanto hanno dato, e meriterebbero qualche minuto in più. Ma come dice il saggio, squadra che vince non si cambia.

 

 

 

 

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