Auguri Totonno e grazie di averci fatto vedere DIOS !

Totonno grazie di averi fatto vedere DIOS! Napoli intera calcistica e non deve ringraziare il capitano di vecchio corso per l’avvento dell’extraterrestre del calcio.  Grazie al suo carisma e alla sua personalità Napoli ha potuto godere delle giocate del dio della palla.  Oggi che è il suo compleanno, auguri da tutta la redazione della Voce del Vesuvio, una sola parola possiamo dirgli ripetuta non una ma mille volte. Grazieeeee! Nato nel rione San Giovanni a Peduccio da figlio di un macellaio, il nostro Totonno, divenne ben presto anche da giovane un pilastro della squadra del Ciuccio.  Cresciuto nella primavera azzurra già da giovane mise in evidenza le sue caratteristiche. Era già un centrocampista dai piedi buoni e dal buon tiro ma la caratteristica più evidente era quella di essere un vecchio giocatore già da giovane.  Sapeva comandare bene la zona nevralgica del campo e tutti i suoi compagni gli riconoscevano le doti di leader indiscusso.  Con il Napoli in serie B esordì in maglia bianca con una striscia obliqua azzurra. Fu promosso e da allora con Improta, Abbondanza e Montefusco fu uno dei quattro moschettieri che composero il centrocampo azzurro. Anche con Bianchi fu, uno dei mediani più forti, costituì una grande coppia di centrocampisti. A differenza di Montefusco, tecnicamente più valido, Totonno, come era conosciuto, Juliano aveva più personalità da vendere e lo stesso Montefusco con gli anni lo ha riconosciuto indicando come suo idolo il capitano.  La stessa differenza con Montefusco c’era anche con il “Baronetto di Posillipo” Improta. Il Baronetto giocava di fioretto mentre Totonno giocava di sciabola e talvolta per fermare gli avversari anche di bastone. Con il Napoli da giocatore sfiorò più volte lo scudetto. La prima quando il signor, non tanto almeno in quella occasione, Gonnella decise che lo scudetto non doveva approdare sulle rive del golfo più bello del mondo ma dirottò lo scudetto sotto la Madunina della Milano nero azzurra. La seconda quando Zoff e Altafini si comportarono da ingrati vincendo contro il Napoli per 2 a 1 all’Olimpico di Torino contro l’odiata Juve a cui Totonno segnò un gran goal che diede l’illusione del pareggio . La sua grinta e la sua personalità gli permisero anche di essere il capo sindacalista della squadra e di contrattare ogni contratto con la società azzurra. Ma trovò a Napoli pan per i suoi denti quando al comando del Ciuccio arrivò con abile maestria Corrado Ferlaino. Il giovane rampante Ingeniere mai si piegò alla volontà del capitano e quando lo fece, fu solo per il bene del Napoli. Il loro fu odio e amore calcistico. I due litigarono come cani e gatti fino alla fine dell’avventura azzurra del Totonno. Quando c’era bisogno di aiuto Ferlaino chiamava sempre lui il nemico giurato Juliano. Dopo una lite su contratto Juliano finì la sua carriera al Bologna di Pesaola. Con la maglia azzurra del Napoli il Capitano collezionò 394 con 26 perle azzurre. Con il Bologna 15 e 2 goal.  Vestì la maglia azzurra della nazionale italiana per ben   18 presenze e zero goal. Si tolse lo sfizio di vincere un Europeo nel 1968 giocando la prima finale a Roma e fu vice campione del Mondo nel 1970 in Messico perdendo contro il Brasile di Pelè, Jair, Tostao e Rivellino. Finì la sua carriera in nazionale nel 1974 in una nazionale dove regnavano le lotte intestine ed i clan. Smise la carriera da calciatore ma il suo carisma gli permise di diventare ben presto dirigente sportivo. Un unico amore come dirigente sportivo, il Napoli Con Ferlaino al comando visse momenti belli e brutti. Furono litigate furenti con l’Ingeniere ma come suddetto quando c’era bisogno di lui, Totonno accorse sempre al capezzale della sua mamma Napoli. A Napoli ebbe l’abilità di portare due giocatori. Il primo fu un fuoriclasse di quella Olanda che tra il 74 ed il 78 illuminò il calcio mondiale e un extraterrestre che illuminò e regalo gioie e vittoria al popolo di fede azzurra e fegato amaro a chi odiava Napoli ed i napoletani.   Il primo si chiama Rudy Krol Fu acquistato dal Vancouver dove il bello olandese era andato a finire la gloriosa carriera. Lo affidò ad un signore della panchina Marchesi. Quel Marchesi che fu definito dal commendator Sibilia con queste parole: “Marchesi è come quei medici che male non ti fanno stare ma neanche bene!” Con Marchesi nell’anno drammatico del terremoto il Napoli sfiorò lo scudetto a causa di un autogoal di Ferrario che ispirò il maestro Pacileo a dire:” Ferrario fa l’autogoal e Ferlaino se addà i!” Andò via ne 1982 83 ma fu subito richiamato dall’Ingeniere Brancaccio che al comando azzurro riportò il Petisso Pesaola ed il vulcanico ma competente Rambone. In quella stagione turbolenta assai spicca il piper che attraversò l’allora San Paolo trasportando uno striscione:” Via Ferlaino torna Juliano “Piper che fu noleggiato da persone poco raccomandabili.  Nel 1983 84 Juliano al comando richiamò a fu di popolo Marchesi e quella salvezza insieme a quella dell’accoppiata Petisso e Rambone per Juliano e per il Napoli fu più di uno scudetto.  Si misero le basi per la conquista del 1986 87. Nell’estate del 1984 poi il gran colpo.  Dopo un’estate barcellonese calda e bollente in cui Juliano fu protagonista di una lite contro l’arrogante Gaspart che voleva far fallire il colpo del secolo, Totonno grazie alla sua tenacia e alla su grinta che trasportò dal rettangolo verde al tavolo dirigenziale, portò l’extraterrestre del calcio permettendo ai tifosi napoletani di vedere la reincarnazione di DIOS in un campo da calcio.  Diego Armando Maradona salì il 5 luglio del 1984 per la prima volta le scale che dagli inferi degli spogliatoi degli azzurri portano al paradiso del rettangolo verde.  Nell’eden calcistico azzurro Maradona regalò calcio a chi mai aveva visto calcio e nel contempo regalò in sette magici anni due scudetti, una coppa Uefa, una Super coppa Italiana e tante e tante gioie.  Se a Napoli si è visto il paradiso calcistico questo lo si deve innanzitutto a tre persone Ad Ambrosio, re del grano, che fece la fideiussione, all’abilità infernale di Ferlaino che cambiò il foglio bianco con la firma del contratto di Maradona e soprattutto al capitano che si dimostrò tale anche in questa circostanza.  Dopo una parentesi da opinionista però il capitano è scomparso Ora che il suo compleanno tutta Napoli azzurra deve ringraziarlo per aver portato il DIOS del calcio in terra e aver permesso a tanti cuori e a tanti occhi colorati di azzurro di gioire e togliersi i paccheri da faccia contro i nordisti arroganti e razzisti. Grazie Totonno e tanti auguri.  80 anni di azzurro e sempre portati con dignità e orgoglio. L’orgoglio azzurro.

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