“Sette sposi per sette fratelli” nel segno di una grande Diana Del Bufalo

Sette spose per sette fratelli: a volte non c’è bisogno che del titolo per capire la trama del film, in questo caso del Musical. Anche chi ancora non conosce la storia (il film di Quentin Tarantino è addirittura del 1954, ed ha fatto la storia del cinema) impiega 10 minuti, non di più, per capire come andrà a finire il tutto. Diciamo che non è certo la trama la cosa più intrigante.
Ma chi è andato, o chi andrà, visto che il lavoro andato in scena ieri sera per la prima all’Augusteo è in cartellone fino al 29 gennaio, sa bene cosa aspettarsi. E non è restato (non è restato nel caso di chi andrà nei prossimi giorno) deluso.
Diciamo che al giorno di oggi serve tanto coraggio per mettere in scena un musical. Ci sono costi non indifferenti, basti pensare al numero di interpreti. Oltre a tutto il resto. I paragoni coi lavori del passato possono essere un problema.
Una operazione questa di FDF Entertainment con la compagnia Roma City Musical e la regia di Luciano Cannito che però possiamo dire essere riuscita in piena. Lo spettacolo è gradevole. Del resto chi ha fatto il cast è voluto andare sul sicuro con la direzione musicale di Peppe Vessicchio e con protagonisti Diana Del Bufalo e Baz, nuovissima coppia del teatro musicale italiano, esplosivi, divertenti, vulcanici, dal talento vocale dirompente.
Detto anche del grande impianto scenografico firmato da Italo Grassi, le luci di Alessandro Caso e i meravigliosi costumi di Silvia Aymonino sono stati progettati e creati secondo i canoni estetici e spettacolari di Broadway e di West End, ci sia concesso di spendere due parole sul resto degli interpreti. Ci piace sottolineare soprattutto la loro resistenza fisica. Oltre due ore sul palco a cantare e soprattutto a ballare si spiegano solo con tanta preparazione, anche atletica.
Ripetiamo: anche chi non conosceva la storia per non aver visto il film, conoscendo il titolo, dopo pochi minuti ha capito come andava a finire. Ma ad un musical si chiede altro. A noi è parso di capire che il pubblico abbia gradito. Ed alla fine è questa la cosa più importante.

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