“Il Medico dei pazzi” conquista l’Augusteo. Ma due ore di spettacolo sono forse troppo
Il “Medico dei pazzi” è certamente una delle commedie più famose di Eduardo Scarpetta che la scrisse nel 1908, 125 anni fa. Il che significa due cose, in parte collegate tra di loro. In 125 anni la commedia è stata portata in scena innumerevoli volte. Celeberrima, ovviamente, quella di Eduardo De Filippo. Essendo una commedia andata molte volte nelle varie televisioni, è ovvio che il paragone è inevitabile. Per distinguersi dalle opere precedenti c’è la necessità di adeguare il lavoro, il linguaggio, la stessa scenografia.
Considerando tutto ciò è facile intuire la difficoltà del lavoro del regista Claudio Di Palma. Che era chiamato ad inventare un qualcosa di nuovo in una commedia di 125 anni. Non solo: doveva innovarla, ma al tempo stesso senza stravolgerla. Chi va a teatro per vedere “Il Medico dei pazzi”, sa bene a cosa va incontro. Cambiare troppo le carte in tavola potrebbe diventare controproducente.
Se il lavoro di Di Palma era complicato, immaginate le difficoltà di Massimo De Matteo nel ruolo del protagonista, dell’iconico, ossia, Felice Sciosciammocca. De Matteo aveva un metro di paragone impossibile, il grande Eduardo. Anche in questo caso atteso che lo spettatore in partenza avrebbe dovuto immaginare la cosa, è inevitabile che a livello inconscio alla fine arrivasse a paragonare il Felice Scosciammocca di Di Matteo a quello di Eduardo. Con la stessa problematica incontrata dal regista: se non cambi nulla finisci col passare per uno che ha fatto copia e incolla. Se cambi molto dai la sensazione di stravolgere il lavoro iniziale, magari solo per evitare il paragone.
Nei limiti del possibile noi proviamo a far finta di aver visto per la prima volta “Il Medico dei Pazzi”, provando a cancellare ogni ricordo. Il lavoro è stato gradevole, buona la regia, bravo De Matteo. Nell’insieme bravi anche tutti gli altri attori, Giovanni Allocca, Raffaele Ausiello, Andrea De Goyzueta, Angela De Matteo, Renato De Simone, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Ingrid Sansone, Federico Siano. Un buon lavoro che ha soddisfatto le esigenze del pubblico.
Buone le scenografie ed i costumi, che hanno rappresentato il punto di rottura più evidente coi lavori del passato. Una sola piccola critica: 2 ore, più l’intervallo, oggi forse sono un po’ troppi. Oggi è difficile che uno spettacolo duri così a lungo. Alla fine abbiamo avuto l’impressione che la gente, che pure aveva gradito lo spettacolo, non vedesse l’ora di lasciare il teatro. Magari sarebbe stato meglio accorciare i tempi, riducendo alcune scenette. Un lavoro che sarebbe stato da fare in sede di scrittura, che non avrebbe compromesso il lavoro, rendendolo più agile.
Spettacolo promosso a pieni voti quindi, considerando le difficoltà di regista ed attori. Magari solo un po’ troppo lungo.