Svolta epocale nel PD

Dopo un lungo testa a testa, Elly Schlein, a sorpresa, vince le primarie del Pd. Con l’80 per cento di schede scrutinate, si aggiudica il 53,8% contro il 46,2 di Stefano Bonaccini.

«Anche stavolta non ci hanno visto arrivare», scherza nella sua prima dichiarazione. Schlein diventa la prima segretaria donna e la prima ad aver vinto ai gazebo avendo perso, però, la conta tra gli iscritti. L’altra leader, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si congratula e trasmette «alla sinistra» un messaggio che contiene un sottotesto: «Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida di via del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro».

 

Fondamentali per l’affermazione di Schlein i risultati delle grandi città: Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, ma anche Palermo e Napoli. E la sua è una vittoria a trazione nord, anche se conquista la Sicilia. Alle 23.20 Stefano Bonaccini concede la vittoria e invoca l’applauso per l’avversaria. «Elly è stata più capace di intercettare una richiesta di rinnovamento. Sento la responsabilità di darle una mano».

Dario Franceschini, grande elettore di Schlein, restituisce il senso di un risultato clamoroso: «Un’onda travolgente di speranza, rabbia, orgoglio, cui nessuno credeva. Il popolo democratico sceglie di farsi guidare verso il futuro da una giovane donna. Inizia una nuova storia».

Appena avviato lo spoglio, Schlein risulta subito avanti all’avversario dato per favorito alla vigilia. I primi dati però arrivano tutti dal Nord, territorio in cui la segretaria è più forte, e il divario sembra colmabile. Prima ancora della battaglia sui numeri, tra i due comitati la battaglia è di nervi: sui tempi dello spoglio.

Un’ora dopo la chiusura dei seggi, Dario Nardella, coordinatore della mozione Bonaccini, annuncia che per scrutinare il milione di schede dei votanti «ci vorrà tutta la notte». Un tentativo di minimizzare i primi risultati parziali. Poi lo stillicidio di percentuali — a cominciare da quelle di Youtrend — divulgate attraverso i social. Dal Nazareno si tenta di dare un colpo di freno: «I dati che stanno circolando in questi minuti non sono ufficiali. Quelli ufficiali li darà il Pd». Nella sede del partito non sembrano essere pronti al ribaltamento dei risultati rispetto al voto degli iscritti.

 

Al comitato di Schlein, invece, si respira già entusiasmo, testimoniato anche dall’arrivo di tutti i big. I sostenitori della deputata si concentrano sul «dato travolgente della città metropolitana di Milano», 69%, per e iniziare a festeggiare. Manca però sempre il risultato del Sud, di Campania e Puglia, governate dagli sponsor più forti di Bonaccini: Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. È quando anche dalla Campania la vittoria del governatore dell’Emilia-Romagna non si rivela così larga che si capisce che per lui la rimonta non è a portata di mano.

La giornata delle primarie, funestata dalla morte per malore di uno scrutatore in un seggio di Reggio Calabria, parte con una buona partecipazione. L’alta affluenza, profilatasi già dal mattino, può favorire Schlein, e i sostenitori di Bonaccini lo sanno. Così fanno partire il tam tam di messaggini: «Andate a votare».

Al suo seggio di Roma, si presenta il segretario uscente, Enrico Letta, che dopo settimane di disciplinato silenzio, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Ci sono stati mesi in cui sono stato oggetto di mille ironie. Il metodo per il congresso era giusto». Stefano Vaccari, responsabile organizzazione, celebra l’affluenza e prova ad allontanare «gli sciacalli»: «Il Pd non è morto come tanti dicevano».

Ma da fuori dei confini dem si guarda alle conseguenze di un cambio di guida così radicale in casa Pd. Con un interesse che Maria Elena Boschi di Italia viva, esprime lesta, a spoglio in corso: «Si apre una stagione molto interessante per i riformisti».

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