Un bel “Sogno” di scena all’Assoli. Shakespeare liberamente reinterpretato
Sogno da una notte di mezza estate alla Sala Assoli. Dire che si tratta di un lavoro liberamente tratto da Shakespeare è riduttivo. Il drammaturgo bardo magari avrebbe notato qualche somiglianza col suo lavoro più celebre, ma non si sarebbe assunto la paternità dell’opera. Messa così può sembrare una stroncatura del lavoro portato in scena da Antonella Romano. Invece possiamo dire che il lavoro è stato piacevole, interessante.
Più che la storia scritta dal Bardo è la storia di una compagnia teatrale un po’ scalcagnata che ha deciso, pur senza averne i mezzi, e neanche i numeri, di portare in scena un’opera monumentale. E la prima parte si basa proprio sull’organizzazione del lavoro. Col taglio di decine di personaggi. Più che una commedia drammatica sembra una commedia comica.
Ma poi quando dalla preparazione si parte con la messa in scena il discorso cambia. E il pubblico è portato per mano a seguire una storia. Una storia che tutti conoscono, ma che in ogni caso intriga.
Dicevamo all’inizio che si tratta di un lavoro molto liberamente tratto dalla commedia di Shakespeare. Basti pensare che i 5 atti del capolavoro del poeta bardo si riducono ad una cinquantina di minuti di lavoro. Manca del tutto una scenografia. Inizialmente, quando gli attori discutono di come portare in scena il loro lavoro c’è una panca, ma immediatamente viene sollevata. Il palco resta vuoto, con pochissima luce.
Il peso della rappresentazione è tutta sulle spalle dei 5 interpreti. E bisogna dare loro atto della capacità di tenere avvinti gli spettatori. Che semmai sono portati, a seconda della loro interpretazione, a vedere cose diverse. C’è chi vede l’aspetto comico; chi è rimasto colpito dalla plasticità dei movimenti sul palco. Chi segue la storia. Verrebbe da chiedersi quale sia lo scopo di chi ha portato in scena il lavoro, ma in fin dei conti cosa importa?
Alla fine applausi convinti. Poco più di un’ora ed un quarto tutti di un fiato che hanno soddisfatto i presenti. Il che non era semplice. Bravi.