10 -5 -1987 : ‘O primm’ammore nun se scorda mai !

35 anni son passati da quel magico 10 maggio 1987 quando alle 17.46 circa il popolo di fede azzurro Napoli esultò per il suo primo scudetto.

Fu uno scudetto inaspettato e per questo ancora di più desiderato.

La squadra azzurra allenata da Orso Bianchi non era partita favorita ma era in seconda fascia.

La partenza degli azzurri fu condizionata da problemi personale del D10S del calcio.

Non era partita bene la stagione.

Al di là della vittoria contro il Brescia con un goal mondiale del D10S del calcio, il Napoli aveva pareggiato contro Avellino ed Udinese.

Poi si era perso in quella maledetta partita di coppa UEFA a Tolosa. Lì in terra francese sbagliarono i rigori Maradona e Bagni.

Fu la svolta del Napoli.

Si vinse subito contro il Torino per 3-1.

La seconda svolta arrivò dal mercato invernale.

Marino che aveva preso il posto del deus ex macchina, il commendatore Allodi, presa da una squadra di B, Ciccio Romano.

La Tota fu l’ago della bilancia di quella squadra.

Il Napoli vinse a Roma. Ma la vera svolta di classifica e morale fu a Torino.

In quel 9 novembre il Napoli stravinse sconfiggendo il nemico savoiardo che tanta amarezza aveva dato ai tifosi azzurri nel corso degli anni.

Si vinse non solo giocando bene ma giocando con la convinzione che poteva essere l’anno giusto.

A fine girone d’andata il Napoli risultò campione d’inverno.

Mezzo tricolore era in tasca Neanche un arbitro Mi Lanese riuscì a fermare a Firenze la corsa azzurra.

Firenze la corsa azzurra.

La seconda svolta fu a Bergamo e Torino.

Li in terra nordica un romano forte gagliardo e tecnicamente valido segnò i due goal della vittoria azzurra.

Bruno Giordano fu prima messo sul rogo delle scommesse poi falciato da un killer trasformato in difensore, dopo fu la vera scommessa del commendatore Allodi.

L’avventura azzurra si stava arrestando a Verona che poi fortunatamente non si rilevò fatal almeno per i colori azzurri.

Dopo quella sconfitta vergognosa, il Napoli si rifece al San Paolo Segnarono Carnevale che salì in cielo e colpì insieme con tutto il popolo napoletano quel pallone che s’insaccò nella porta di tal Nuciari.

A Como il pareggiò di Carnevale sancì mezzo scudetto Nel paradiso del San Paolo appunto il 10 maggio 1987.

Il Napoli e Napoli e la Campania intera festeggiò il suo primo e tanto desiderato scudetto.

Segnò Carnevale il goal del vantaggio azzurro.

Pareggiò Baggio su punizione ma fu solo un attimo di sbandamento azzurro Al triplice fischio fu tripudio generale.

In quella squadra è da ricordare il portierone Garellik, Bruscolotti pal e fierr Volpecina, Renica il libero volante, Ferrario Moreno che nel 1981 con un autogoal spezzò il sogno azzurro, Caffarelli ala mai dimenticata. Carannante, Puzzone, De Napoli, Rambo e motore azzurro.

C’era un giovane Ferrara. A centrocampo c’era il gladiatore Salvatore Bagni cuore e polmone destro. Il sinistro era De Napoli.

A centrocampo la mente era Tota Romano In attacco il più grande giocatore di tutti i tempi Diego Armando Maradona, il D10S del calcio.

C’era Andrea Carnevale che diede il suo immenso contributo.

A cornice di questo squadrone c’era Sola, Bigliardi gli sfortunati Celestini e Filaridi

Allenatore Orso Bianchi.

Che non ebbe meriti tattici ma più gestionali.

Gestionali dell’ambiente napoletano Riuscì a spegnere ogni focolaio di polemiche e di entusiasmo.

Altro merito ce l’aveva lo staff sanitario del Napoli capitanato dall’dottore Acampora e il masseur Salvatore Carmando.

Mani di fata azzurro che curava con affetto e passione i muscoli degli azzurri Il merito maggiore va due persone

Uno è Italo Allodi Il commendatore fece due scommesse Una era quella di venire a Napoli l’altra è quella di vincere.

L’altro a cui vanno dati i meriti è il presidente del Napoli, trofei alla mano, Corrado Ferlaino.

L’Ingeniere architettò la sua opera più riuscita non considerandosi più padre padrone.

Affidò le redini tecniche della squadra al Commendatore prima e a Marino dopo In precedenza ebbe il coraggio di comprare il giocatore più forte di tutti i tempi nel suo periodo di crisi.

La vera qualità che ebbe il presidente, Corrado Ferlaino fu quella di non parlare mai.

Non si è mai permesso di dire una parola o di apostrofare il tifoso azzurro con un aggettivo o una parola.

Oggi una qualità del genere è rara anche da chi niente d’importante ha vinto.

Non ha fatto ciò neanche nel periodo di crisi più nera della società calcio Napoli 1926.

A queste persone gli si può dire una sola parola: Grazie

Un applauso a quel tifoso che con un striscione scrisse : ” I ce vi sit pers “

E mai più frase fu vera !

O primm ammore nun se scord mai e così sarà per sempre!

 

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