Tassisti: a difendere rendite di posizione, si perde.

di Francesco Todisco

 

Vivo a Napoli e, se posso, evito di prendere il taxi, e non per una questione puramente economica, che pure incide.
Quest’estate ho deciso di trascorre qualche giorno in Grecia.
Avendo un volo alle 7,15 sono stato costretto a prendere un taxi per raggiungere l’aeroporto .
Alle ore 5,00, eravamo già pronti al portone, con le nostre quattro valigie ( da cabina), quando giunge un’auto certamente non immatricolata dopo il 2010, lorda e ammaccata.
Il tassista, maleodorante di fumo al pari dell’auto, esce dall’abitacolo, apre il portabagagli senza degnarci di uno sguardo, attendendo che noi caricassimo le valigie. Nel frattempo lui continuava a litigare con qualcuno al telefono , urlando ed esprimendosi in una lingua incomprensibile, più simile all’ostrogoto che al napoletano.
Quando gli ho chiesto di non parlare al telefono mentre guidava e di abbassare la voce, mi ha guardato stranito, rispondendo che poteva farlo perché aveva gli auricolari.
Arrivati in aeroporto, dopo averci visto scaricare le valigie, il tassista ha preteso il supplemento bagagli.
Dopo un’ora di volo giungiamo nella “ povera e arretrata “ Grecia ( Corfu, meta di turismo tutt’altro d’elite).
Dopo una breve e ordinata fila, arriva il nostro turno: una linda Mercedes, con interni in pelle ed aria condizionata perfettamente funzionante. Il tassista ci accoglie col sorriso, parlando in un inglese fluente. Dopo aver caricato ( lui ) i bagagli, viaggiamo spediti verso il porto, con gradevole sottofondo di standards jazz.
Scaricati i bagagli ( lui ) senza richiedere alcun supplemento, si congeda con un : have you a good stay.
Sbarcati sull’isoletta nostra meta finale, mi guardo intorno alla ricerca di un Ape Car a tre ruote degli anni sessanta o di qualche vecchia vettura che ormai si può vedere solo nei film d’epoca.
Ma niente!
Anche qui solo fiammanti Mercedes…
Per questo ci “adattiamo” e saliamo a bordo.
Dopo un piacevole soggiorno e’ l’ora di rientrare in Partita.
In terra greca nessuna sorpresa: stesse Mercedes e stessi autisti gentili e poliglotta.
A Capodichino ritorna l’incubo taxi.
Facciamo regolarmente la fila ma i taxi arrivano già occupati, perché si consente ai furbetti di salire in zone diverse, scavalcando la fila. Solo l’intervento di una guardia giurata, inaspettatamente presente a tutela degli utenti, ci consente di accaparrarci un taxi. E che taxi!!
Una Fiat Multipla che, solo per lo stato della carrozzeria, non dovrebbe passare la revisione.
Le condizioni igienico sanitarie interne sono vergognose.
L’unto la fa da padrone.
Copertine lise a coprire sedili ancor più lisi e sfondati, e uno sgradevolissimo puzzo di sigaretta diffuso dal posacenere posto in bella mostra nel vano porta oggetti tra i sedili anteriori. In compenso il tassista è carino. Un simpatico vecchietto che mastica un italiano tutto sommato accettabile e che si produce anche in un lodevole tentativo di sistemare i bagagli, al quale decido di sottrarlo in uno slancio caritatevole.
Costo corsa a tassametro €12,50:; richiesta € 25,00.
A mia figlia però, solo un’ora prima, è andata peggio.
Stessa corsa aeroporto – casa, una valigia, € 30,00 ( sarà il prezzo della gioventù…).
E’ questa l’accoglienza che Napoli offre ai turisti che, nonostante tutto, la invadono?
Questo il suo biglietto da visita?
Lo so, vi ho tediato, ma spiegatemi perché queste rendite di posizione solo in Italia non possano essere scalfite.
Adda’ veni’ Uber!!!!

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