Le nuove porte di Napoli

di Riccardo Brescia

 

Avessi un amico in visita alla città senza averla mai vista, non ho dubbi: consiglierei di scegliere la nave. Fare ingresso a Napoli via mare è sontuoso. La nave è lenta; si avvicina alla terraferma centimetro dopo centimetro e dà la possibilità di godere di ogni elemento del paesaggio con i tempi giusti. Ognuno si concede il piacere di cercare il luogo conosciuto (chi, pur non essendo mai venuto in città, non conosce luoghi e monumenti), per riconoscere una delle centinaia di cupole visibili, per cominciare a desiderare cosa e come visitare, dal centro alla collina che fa da protagonista del panorama che man mano si fà più ingombrante e avvolge il turista senza lasciare scampo allo stupore che aumenta con l’avvicinarsi della banchina. Ma non è solo questo. Arrivare in nave significa non solo avere a portata di mano alcuni fra i più famosi e richiesti monumenti e musei della città ma permette di accedere a una piazza che prende sempre più la forma di salotto in stile moderno con vista mare; a un comodo sottopasso appena inaugurato con annessa una intrigante ed estesa area archeologica; a strade asfaltate e semafori funzionanti (anche con i colori del Napoli e uno scudetto con un 3 ben visibile). Chi accede da mare raggiunge facilmente la metropolitana, la funicolare o – a piedi – il lungomare, Poppella, la Galleria Umberto I e può beneficiare di una sterminata serie di servizi quali bar, ristoranti, pizzerie ed esercizi per cibo prendi e porta o supermercati di valore più o meno discutibile, strade per lo shopping raffinato e commerciale, banche, uffici postali, taxi, Polizia Municipale in giro, tutto a portata di mano, in un’area di 500 mq. – credo. Non mancano le brutture ma sono ben nascoste e astutamente evitabili da chi sa scegliere l’itinerario giusto in un labirinto di cose belle: i leader dei tour che guidano i crocieristi, con tanto di paletta che indica la nave di provenienza e il numero del gruppo di appartenenza, lo sanno bene.

Ben altra cosa è arrivare in città in treno. La Stazione Centrale – ahimé – fa da casa a tanti senzatetto (condizione che mette tristemente d’accordo nazionalità, provenienza, colore della pelle, storie di vita personale – comuni denominatori che non danno scampo al buonismo da spiaggia); non manca un comodo acceso alla metropolitana, è vero (complicato procurarsi i biglietti ANM). Attendere un taxi è un’impresa proibitiva e quando tocca a noi è solo il caso a determinare se l’auto sarà in condizioni dignitose o se il suo autista rientri nel il ristretto elenco delle persone garbate e onorate di svolgere onestamente il proprio lavoro. Tutto è distante. La piazza, immensa, conduce a tre delle principali arterie stradali della città ma pensare che la rete di autobus sia un sistema economico e sicuro per raggiungere le località desiderate è pretenzioso se non illusorio. Già trovo complicato individuare la fermata giusta dove attendere la linea che mi interessa, e dire che io vivo in città. In giro non si vede un tutore dell’ordine, tutto è lasciato – come in tanti altri angoli della città – ad un’anarchia sconcertante. Tanti ristoranti e bar, quelli si. I vicoli intorno sono un susseguirsi variopinto di botteghe dove si può acquistare qualsiasi cosa secondo la logica del mercato. Difficile distinguere la bancarella dal negozio di appartenenza. Marciapiedi disseminati di tavolini e sedie; buttadentro che avvicinano chi passa e – almeno loro – non ti fanno sentire solo.

Ma non è questo che vorrei fosse l’accoglienza della città.

Stessa sorte compete a chi viene in aereo.

L’Aeroporto rappresenta un’eccellenza per la città sia da un punto di vista dell’architettura della Aerostazione sia per la competenza ed efficienza di chi ci lavora (l’Aeroporto praticamente è in città; le dimensioni delle aree di competenza sono limitate e gestire il numero di passeggeri che di anno in anno aumenta, in un’area così limitata, può essere possibile solo grazie al superlavoro degli addetti. Le statistiche parlano chiaro). Gli utenti sono avvolti da un intenso profumo di pizza che si diffonde dall’area Arrivi; i servizi e l’assistenza però, appena usciti, latitano. L’avventura taxi cambia modalità ma il senso è lo stesso. Resta la lotteria della decenza di auto e autista; si conferma la tetra, elevata e antiquata probabilità che venga rifiutato il pagamento con carta; non dobbiamo meravigliarci, al solito, se qualcuno trova il modo di saltare la fila sotto gli occhi conniventi di tutte le auto bianche che attendono di prendere la corsa, corse che spesso vengono rifiutate. Eh sì, qui la lotteria taxi viene integrata. Molti autisti attendono turisti che chiedono corse verso la Costiera, Pompei Scavi, corse decisamente più lucrose e ambite rispetto al semplice trasferimento per il centro città, vicino appena dieci minuti. Lungo il viale dell’aeroporto auto in divieto di sosta, con le quattro frecce accese, in attesa che chi arriva avvisi e chieda di avvicinarsi all’angusta corsia di carico/scarico passeggeri. Di Vigili Urbani raramente se ne vedono: quelle che non mancano mai sono le auto con le quattro frecce, in divieto di sosta. La Stazione della Metropolitana di Capodichino, a detta dei ben informati, potrebbe entrare in funzione subito ma intoppi burocratici (anche minimi) bloccano l’entrata in funzione della stazione che chiuderebbe l’anello del tracciato della Linea 1, risolvendo tanti, ma tanti problemi di trasporto per chi arriva in città e per chi ci vive.

Invece no: burocrazia, maleducazione, trascuratezza, mancato rispetto delle regole del buon senso e del vivere civile lasciano la città in mano ai furbi e un’illegalità mortificante.

Chi arriva da mare, ha una sparuta possibilità di eludere gran parte degli ostacoli ad un soggiorno o a una quotidianità degna della metropoli che la città è e della capitale che ha rappresentato.

Rimango in attesa che le due fontanelle pubbliche di Piazza Municipio tornino a erogare acqua fresca. Quando fu inaugurata la piazza c’era anche un erogatore pubblico di acqua. Sarebbe un segnale che l’Amministrazione – a mio avviso grande assente e principale colpevole di tante, troppe deroghe – stia cercando di integrare la proposta turistica e rendere più facile quello che – quando tocca a noi fare i turisti – troviamo come regola11, senza nemmeno molta fatica.

Poco ci conto.

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