L’estate sta finendo

di Riccardo Brescia

Mi accorgevo che l’estate volgeva al termine per i temporali di fine agosto. Piogge improvvise, rinfrescanti; piogge che non facevano scappare dalle spiagge, anzi. Ci precipitavamo a tuffarci in acqua per vivere l’emozione di sentire acqua di mare e pioggia, contemporaneamente. Dopo il temporale, di solito, seguiva aria limpida, un arcobaleno di cui tutti andavamo in cerca e un tramonto, per il solo gusto di ammirare ( non c’erano telefoni con cui scattare foto e postare ). Il più fanatico sempre con una fotocamera al collo riusciva a rubare uno scatto che avrebbe rappresentato quella estate, ma che tutti gli amici avrebbero rivisto solo una volta rientrati in città, e sviluppato la pellicola. Dopo la pioggia, poi, vedevamo venir fuori ranocchie, lumache; le strade si tappezzavano di aghi di pino e foglie, e l’aria profumava di fresco e sapeva di terra bagnata. La sera, all’appuntamento con gli amici, si andava con un leggero pullover sulle spalle; l’indomani la spiaggia bagnata era rastrellata e pulita ( il temporale si portava dietro una mareggiata ) e il sole brillante non riusciva a riportare le temperature allo stesso grado di calore dei giorni precedenti. I temporali segnavano inesorabili il conto alla rovescia, irreversibile. Era meglio farseli amici e trovare alternative al mare, per poter approfittare al meglio degli ultimi giorni di vacanza.
Ora, i tempi sono cambiati.
Mi accorgo che l’estate sta per finire dal fatto che l’eco delle voci per strada – che fino a pochi giorni fa era persistente e chiaro anche in pieno centro – si fa più lieve, sopraffatto com’è da un traffico stradale ancora incostante ma decisamente più rumoroso.
Mi accorgo che l’estate sta per finire perché ho la prova inconfutabile che chi ha lasciato la città sta rientrando. Non mi riferisco alla banalità di parcheggi più semplici da trovare ma al rientro graduale di nuove figure deputate al controllo della circolazione stradale: maestri del codice della strada.
Cade ogni minima tolleranza, unica attitudine che consente ad evitare a chi vive in città chissà quante centinaia di incidenti. Suona il clacson chi mi ha visto non dare precedenza ad un incrocio, anche se la strada era vuota e il Maestro di turno era distante almeno cento metri ( evidentemente ha dimenticato che a creare problema sarebbe stata la sua eccessiva velocità ).
Magicamente si torna ad adoperare regolarmente le rotatorie. Siamo gli unici al mondo che danno precedenza a chi si immette in rotatoria. A fine agosto i Maestri ricordano con veemenza che la precedenza va data a chi ha già impegnato la rotatoria. E non mancano di dispensare sonore tirate d’orecchie a chi – sbagliando – continua a fare come si è sempre fatto ( e come anche il Maestrino di turno ha sempre fatto ).
I turisti che fino a pochi giorni fa erano padroni della città, fanno i conti con qualche auto in più ma – non avendo nel dna la tolleranza di cui sopra – sono incerti nell’’attraversare sulle strisce pedonali. Ho visto giovani con cellulare alla mano attendere lunghi minuti prima di impegnare le strisce e poi farlo, tenendosi per mano. Teneramente.
Mi accorgo che sta finendo l’estate perché vedo qualche minimo intervento di manutenzione ordinaria quale qualche sparuto intervento alla segnaletica orizzontale, fogliame accumulato prelevato, riparazione di bidoni raccolta spazzatura, ripristino cordoli di mezzeria stradale ( peccato che per 500 mt di lavoro vedo operai e mezzo impegnato da una settimana ).
Mi accorgo che sta finendo l’estate perché ì buontemponi, quelli fighi, quelli che fanno la notte e poi sostano in strada fino alle quattro di mattina a parlare come nel salotto di casa propria non sono più i soli a far sentire la loro voce ma a far da controcanto ci sono autoveicoli in movimento che – aiutati dal meraviglioso silenzio intorno dei giorni prima – amplificano il rombo del loro motore.
Non ho dubbi che l’estate volga al termine.
Il giornalaio di quartiere, saggio e mite osservatore di persone e fatti, ha chiuso per una domenica, dopo apertura continua nel corso del mese, ed io non ho potuto acquistare il mio quotidiano. Potrei farne a meno utilizzando giornali online ma, oltre alle parole cortesi di ogni domenica scambiate con Giancarlo, vuoi mettere pulire i vetri adoperando carta di giornale del giorno prima? I vetri diventano brillanti.
Che l’estate sia finita – oggi, domenica – me lo hanno annunciato (in orario da arresto per la quiete pubblica) l’arrotino – si è arrivato, anzi è tornato -, il furgoncino del fruttivendolo che – con tanto di megafono – annuncia di avere cipolle e patate, quelle buone per i panzarotti. Non quelli pugliesi, quelli nostrani: crocchè di patate, assoluti o ripieni di ogni ben di Dio, che necessitano di una lunga preparazione e successiva devota frittura.
Avverto la fine dell’estate perché ricomincio a sentire autoambulanze a sirene spiegate dopo una lunga sosta. Saranno andati in vacanza anche gli autisti? O sono andati in vacanza coloro che necessitano – ahimè – di un trasporto in ambulanza?
Dimenticavo: è ricominciato il campionato di calcio. Con lui torna l’arroganza di chi vuole riconquistare quello spazio cui fino a poco fa ha rinunciato, trovandosi fuori città. E sceglie di farlo nel modo peggiore possibile: sgomitando, alzando la voce, adoperando clacson altisonanti dalle loro gigantesche auto ( quelle che per guidarle – credo – sia necessaria la patente nautica … ), riunendosi in agglomerati pittoreschi e sinistri dinanzi a schermi sempre più grandi di sale scommesse.
L’estate è finita, non ho dubbi.
I dubbi restano se penso all’autunno e al prossimo anno che ci toccherà affrontare.

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