E se questa batosta fosse la partita chiave per rivincere lo scudetto?
di Liberato Ferrara
Magari, chissà, questa con la Lazio alla fine potrebbe essere la gara decisiva per lo scudetto del Napoli. Perché, magari, questa sconfitta sarà una specie di schiaffo che servirà a svegliare i campioni d’Italia. Il Napoli perde al Maradona contro Sarri. Sconfitta meritata, per quanto visto in campo. Ma cosa sarebbe stato se Kvara avesse fatto gol nei primi minuti, invece di esaltare Provedel? E cosa sarebbe successo che Zielinski ad inizio ripresa avesse calciato un po’ più angolato impedendo al portiere laziale di fare un altro miracolo?
La verità è che gli azzurri, in una inspiegabile maglia nera, hanno giocato, esattamente come a Frosinone e contro il Sassuolo, con grande supponenza. Come se fossero certi che in un modo o nell’altro alla fine avrebbero vinto. Hanno avuto la sfortuna di trovare di fronte una buona squadra, che si è avvalsa della straordinaria serata di due giocatori fortissimi quanto incostanti come Felipe Anderson e Luis Alberto. Una Lazio che a differenza di quanto fatto dal Napoli ha giocato col sangue agli occhi, con grandissima attenzione. Basti pensare alla partita di Romagnoli che ha limitato al massimo Osimhen, con la collaborazione di Casale. Osimhen stavolta non ha segnato, non ha giocato una grande partita. Nonostante ciò ha avuto due grandi occasioni da rete, di testa nel primo tempo e sul destro nei minuti finali. Il nigeriano è una forza della natura, riesce a rendersi pericoloso anche quando non lo servono.
Perché abbiamo detto che questa sconfitta alla fine potrebbe essere la svolta nel campionato? Un po’, molto, perché, da tifosi sfegatati, ci piace illuderci. Ma di base c’è un qualcosa di vero in questo pensiero. Il Napoli è la squadra più forte della serie A, ma per vincere le partite serve bel altro. Serve cattiveria, cinismo, fame. Sin qui il Napoli dello scorso anno non si è mai visto. Adesso, è la speranza, le cose potrebbero cambiare. Si è avuta la riprova che senza cattiveria non si vince.
Prima dell’inizio della stagione abbiamo detto che era indispensabile fare qualche cambio nella formazione titolare, più di uno, proprio per evitare questa forma di appagamento, per meglio dire, di presunzione. Alla resa dei conti è andato via il solo Kim. Poco. In Italia vincere con lo scudetto sul petto è difficilissimo. Se dimentichiamo i 9 campionati di fila vinti dalla Juve, l’impresa, dai tempi del Grande Torino, era riuscita solo alle strisciate, ma in casi rarissimi. Non riuscì neanche al Napoli di Maradona, che nel finale di campionato dissipò un vantaggio abissale sul Milan. Magari con la sconfitta di stasera lo scudetto sulla maglia sparirà dalla mente dei calciatori.
Siamo anche sicuri che adesso pioveranno critiche sulle spalle di Garcia. Reo di aver voluto cambiare qualcosa in una macchina perfetta. La verità è che il nuovo allenatore, che non è esente da errori, è il minor responsabile. Poi magari non esiste nessun responsabile. Il calcio è questo, c’è poco da fare.