Papa Francesco prega nella camera ardente del Presidente Napoletano
CITTÀ DEL VATICANO Non è solo questione di rispetto istituzionale. L’immagine di Francesco che si alza dalla sedia a rotelle e, appoggiato al bastone, s’avvicina al feretro di Giorgio Napolitano, nella camera ardente allestita al Senato, restando a lungo in preghiera silenziosa davanti alla bara ricoperta dalla bandiera tricolore, va oltre i buoni rapporti ormai consolidati tra i «due Colli» sulle rive opposte del Tevere, Quirinale e Vaticano.
Anche il telegramma che il Papa aveva inviato alla signora Clio andava al di là cordoglio formale: Bergoglio esprimeva «sentimenti di commozione e riconoscenza» per un «uomo di Stato» del quale «ho apprezzato l’umanità e la lungimiranza nell’assumere con rettitudine scelte importanti, specialmente in momenti delicati per la vita del Paese, con il costante intento di promuovere l’unità e la concordia in spirito di solidarietà, animato dalla ricerca del bene comune». Così Francesco si diceva vicino alla moglie e ai familiari, «assicurando il ricordo nella preghiera».
Anche adesso, il Vaticano fa sapere che il Papa ha voluto «esprimere, con la presenza e la preghiera, il suo personale affetto a lui e alla famiglia, e onorare il grande servizio reso all’Italia». E poco importa che il primo presidente ex comunista nella storia della Repubblica abbia scelto per sé i funerali «laici». Francesco è il Papa che, nell’enciclica «Fratelli tutti», a proposito della parabola evangelica del Buon Samaritano, scriveva che «a volte, coloro che dicono di non credere possono vivere la volontà di Dio meglio dei credenti».
È quello che pensa anche Francesco, che lo aveva conosciuto fin dal primo anno di pontificato: la partecipazione di Napolitano alla Messa di inizio del ministero petrino, il 19 marzo 2013, la prima visita ufficiale in Vaticano il 18 giugno, e poi Francesco che ricambia il 14 novembre al Quirinale. Un anno più tardi, il 21 novembre 2014, si videro a Santa Marta, un incontro privato a sorpresa, fuori dal protocollo ufficiale, e parlarono a lungo. Sabato sera Francesco è tornato da Marsiglia, ventiquattr’ore di viaggio intenso e serrato per denunciare ancora una volta la tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo, «occorre ripartire dal grido silenzioso degli ultimi». Naturale che fosse stanco, è un uomo che a dicembre compirà 87 anni, ma dopo l’Angelus si è fatto accompagnare alla camera ardente, primo Papa a varcare la soglia del Senato.
Non bastava il telegramma, ha voluto esserci. Francesco ha sempre parlato anzitutto attraverso i gesti. La preghiera muta e rispettosa davanti al feretro, il Papa che si china a baciare la signora Clio, seduta come lui su una carrozzina.