A Number da stasera a domenica alla Sala Assoli

Salter è un giovane padre che dopo la tragica morte della compagna, madre di suo figlio, cerca di prendersi cura del bambino di appena due anni ma senza successo; l’alcolismo e una vita di eccessi non gli consentono di assolvere all’accudimento così, decide di abbandonarlo. Poco prima di andarsene di casa però succede qualcosa: il padre incompetente penserà a un modo per poter rimediare e, perlomeno in un futuro prossimo, di azzerare le sue colpe.

Brillante autrice britannica Caryl Churchill, ha sempre posto molta attenzione a tematiche femministe, con un particolare interesse nei confronti delle politiche della sessualità e della riproduzione.  In A Number, scava più nel profondo ed esplicita la complessità di radunare domande primarie: chi sono? Da dove vengo? Esistono altri uguali a me? E con questi altri, insieme al mondo, cos’altro sarò?

Ciò che avanza è la ferocia familiare di non essere visti e creduti. Churchill è molto abile nel ribadire la singolare bugia raccontata da Salter a ciascun figlio, una patetica promessa di predilezione che di fatto pone di fronte alla inesauribile carica mistificatoria paterna.

L’AUTRICE
Caryl Churchill, drammaturga inglese ha esordito all’inizio degli anni Sessanta come autrice di radiodrammi polemicamente antiborghesi; la sua prima commedia, Owners, fu prodotta nel 1972 dal Royal Court Cheatre, che allestì in seguito anche altre sue commedie a tema socialista e femminista (Light shining on Bucking hamshire, 1976; Cloud nine, 1979). Le sue commedie storiche e di costume, non convenzionali e fortemente impegnate, ma aliene da ogni forma di didatticismo, sono caratterizzate dalla brillante efficacia dei dialoghi e delle invenzioni; tra i suoi lavori, ricordiamo: Top girls (1982); Fen(1983); A mouthful of birds (1986); Serious money (1987); Icecream (1989); Mad forest (1990); The skriker (1994); Blue heart (1997); This is a chair (1999); Faraway (2000); A number (2002); Drunk enough to say I love you? (2006).

 

A number

di Caryl Churchill traduzione di Monica Capuani
regia Luca Mazzone
con Giuseppe PestilloMassimo Rigo
costumi Lia Chiappara
disegno luci Mario Villano
produzione Teatro Libero Palermo
durata 60 minuti

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