Napoli, tre punti e a capo

Varcare la soglia dell’Augusteo per ogni napoletano che ama il teatro, è come entrare nel salotto buono di casa propria. Storia, stile, accoglienza: tutto contribuisce ad offrire agli spettatori il conforto e la qualità pertinenti al nome di un teatro che rappresenta un’istituzione nella nostra città, immarcescibile avamposto culturale in un quartiere che negli ultimi anni ha subito una trasformazione multiforme, tra luci ed ombre.

Venerdi sera le luci del palcoscenico si sono accese ancora una volta per illuminare la Nuova Orchestra Italiana – la “NOI” – che ha debuttato con lo spettacolo “Napoli, tre punti e a capo”.

La NOI rappresenta l’evoluzione della Orchestra Italiana ideata ed assemblata da Renzo Arbore, il primo ad aver avuto l’intelligenza e l’attenzione di riproporre una piccola parte dello sterminato repertorio della musica partenopea, presentando in giro per il mondo una delle pagine migliori e rappresentative della nostra cultura, indubbiamente quella più facilmente esportabile: la canzone.

L’orchestra di Arbore debuttava proprio in questo teatro nel 1993. A distanza di trent’anni di successi e consenzi universali, la Nuova Orchestra Italiana presenta uno spettacolo fedele nello spirito a quello dell’ Orchestra Madre, riproponendone – nella struttura – l’dea base, non senza qualche variazione nel repertorio proposto, nei musicisti presenti in scena e nel conduttore incaricato di presentare i partecipanti, colloquiare con il pubblico e proporre dei momenti divertenti tratti dal proprio altrettanto nutrito repertorio. Padrone di casa in questo raffinato salotto è stato il bravissimo ( e storicamente ben conosciuto in tutte le fasce di pubblico ) Gino Rivieccio, istrionico attore e uomo di teatro, pronto in un istante a sostenere un registro comico, ad improvvisare una conduzione amichevole e brillante, un tono serio e formale fino ad impugnare il microfono e cantare insieme all’Orchestra e alle sue voci soliste alcuni brani tratti dalla tradizione, fino ad impegnarsi in un sincero e dovuto omaggio ai brani legati a doppia mandata al nome dell’ideatore del progetto: Renzo Arbore, appunto.

Quattordici musicisti di mestiere (alcuni volti nuovi, altri ben radicati all’interno della struttura dell’Orchestra); talentuosi funamboli del proprio strumento; scanzonati ragazzacci e simpatiche canaglie del palcoscenico si sono alternati nel partecipare – voce e musica – all’espressione dei brani scelti per lo spettacolo, canzoni legate dall’indistruttibile fil rouge rappresentato dal repertorio – tra gli altri – di Renato Carosone, arrangiate in chiave swing, jazz, in versione da serenata e persino country. Proprio così: anche country. Domandiamolo a Marco Manusso, romano, unico non partenopeo dell’Orchestra, chitarrista. Ascoltiamo la voce potente e popolare di Gianni Conte e proiettiamoci per un istante in un mercato vivo o sotto un balcone per una serenata. Arrendiamoci alla seduzione di Barbara Buonaiuto, corde vocali forti come tubi Innocenti rivestite di velluto, che – tra una “Tutt’e sere” e una “Voc’è notte” trova il tempo anche per qualche elegante passo di danza.

Lo conosciamo bene Giovanni Imparato: estro, pazzia, padronanza assoluta di congas ed ogni cosa possa fungere da percussione da accarezzare con le sue mani… il tutto mentre con la voce improvvisa un gramelot sudamericano-napoletano che non permette distrazioni all’ascoltatore. Con lui, dall’altro lato del palcoscenico, ecco la figura barbuta e rassicurante di Peppe Sannino, circondato da tamburi, bacchette, tom, cembali e molto altro. A dividere con loro il podio della sezione ritmica – al centro del palco – Roberto Ciscognetti che troneggia insieme alla sua batteria e, dinanzi a lui, Massimo Cecchetti e i suoi numerosi basso elettrici, ciascuno a seconda del brano da suonare. Giordano Esposito, figlio del compianto Beniamino (chi non ricorda con malinconia e affetto il “pirata” e la sua storia), al suo esordio nell’Orchestra con la chitarra, la sua voce e il coinvolgente e veloce gramelot in apnea…secondo le tradizioni di famiglia. A completare la sezione delle chitarre Michele Montefusco – chitarra classica solista, calda, penetrante – e Nicola Cantatore che integra nei suoi assolo, con magia quasi blasfema, il suono della sua chitarra elettrica anche alle note di brani di oltre cent’anni fa: ma l’effetto è stupefacente, scintillante. Nuovi ingressi nella sezione mandolini con Salvatore Esposito (maestro di casa) e i giovani talenti Raffaele La Ragione e Salvatore Della Vecchia, giovani di età ma competenti e valenti virtuosi del loro strumento: basta ascoltare il colore che sanno dare alle note che il loro strumento produce. La direzione musicale dell’Orchestra è affidata all’autorità e all’esperienza di Massimo Volpe, impegnato al pianoforte, alle tastiere, alla voce, mentre dirige Orchestra e pubblico. Ciascuno presta la sua voce: chi come solista in brani interi, chi in cammei in alcuni brani e chi come corista. Ma l’impegno è totale: dentro e fuori.

Gino Rivieccio – nei suoi interventi – a tratti celebra, a tratti dissacra il carattere del napoletano tipico nel quale tutti ci identifichiamo, ma in ogni caso ci fa ridere. La sua figura stagliata e imponente copre con autorità il palcoscenico affollato dai musicisti e con eleganza va da un lato all’altro della struttura apprestata per lorchestra che – dal basso – si colora all’unisono con il display che troneggia in alto, al centro, sul quale vengono proiettate immagini della trionfale cavalcata dell’Orchestra in ogni angolo del mondo.

La serata è di quelle che lasciano soddisfatto ed appagato chi ha scelto di uscire di casa per ascoltare la Nuova Orchestra Italiana, ed è limitativo pensare che lo spettacolo sia destinato ai papa, alle mamme, ai nonni e a chi guarda indietro nel tempo convinto che – prima – la vita era migliore.

Il valore dei talenti in scena consento di azzardare che lo spettacolo è di quelli che guardano al futuro.

Eleganza, buon gusto, competenza, cuore, anima, sorrisi, passione, mestiere, storia, talento, intagrazione.

Potrebbe essere lungo l’elenco di aggettivi e sostantivi per esprimere i motivi per il quale “Napoli, tre punti e a capo” della Nuova Orchestra Italiana al Teatro Augusteo sia un buona scelta.

Si replica tutti i giorni fino a domenica 3 dicembre.

Affrettiamoci.

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