Na Santarella all’Augusteo: Scarpetta onorato dalla versione di Di Palma. Magari solo un po’ troppo lunga

Ci vuole coraggio quando si decide di portare in scena una commedia vecchia e conosciutissima. Coraggio che non è certamente mancato a Claudio Di Palma che in qualità di adattatore e regista è in questi giorni di scena all’Augusteo con “’Na Santarella”, celeberrima opera di Eduardo Scarpetta. Ci vuole tanto coraggio perché tutti hanno visto almeno una volta in TV questa commedia. Ed il paragone con il passato è spesso improponibile.

Detto questo facciamo una premessa: nei limiti del possibile chi vi scrive proverà a non fare paragoni. Parliamo del lavoro di Di Palma e basta. Un lavoro che ha tenuto conto della scrittura di Scarpetta. La storia è troppo nota per essere ricordata con più di un paio di righi. E’ la storia di Nannina, una ragazza che vive in un convento, in apparenza è una santa, o quasi, appunto “’na santarella”. In realtà è una ragazza normale, che ha i suoi istinti. Come quasi sempre nelle commedie di Scarpetta c’è Felice Sciosciammocca, che stavolta veste i panni di un maestro di musica. Anche lui con una doppia vita. Di giorno lavora nel convento di Nanninella, ma il suo sogno è ben altro. Di qui partono una serie di improbabili incroci, tipici del teatro di Scarpetta. Il finale non lo sveliamo, per quanto non solo è conosciutissimo, ma diciamo che è anche abbastanza scontato.

A noi preme sottolineare la bravura degli attori, ben guidati da Claudio Di Palma. Al di là di “don Felice”, Massimo di Matteo, da sottolineare la performance di Nannina. Angela di Matteo. Piuttosto ci preme sottolineare un unico aspetto negativo. Un aspetto che per lo meno non ha convinto il sottoscritto. La commedia è durata, intervallo compreso, poco meno di 2 ore e tre quarti. Essendo iniziata poco dopo le 21.00, è finita intorno alla mezzanotte. Una lunghezza che era normale quando la commedia fu scritta. Decisamente eccessiva al giorno d’oggi. Nell’adattamento Claudio Di Palma magari avrebbe potuto incidere maggiormente. Il primo tempo poteva tranquillamente essere sforbiciato maggiormente. La scelta di essere stato fedele al testo originale, certamente voluta da Di Palma, magari poteva essere rivista. E’ giusto valorizzare i capolavori del passato, ma vanno in ogni caso adeguati ai tempi moderni.

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