Salveremo il mondo prima dell’alba? Mah …

Chi sceglie il Teatro Bellini dall’11 al 18 febbraio 2024 non aspetti uno spettacolo come tanti già visti.
Carrozzeria Orfeo mette in scena una storia sulla quale si innescano le vicende personali di altrettanti personaggi, tutti legati dalla dipendenza verso qualcosa: droghe, psicofarmaci, lavoro, successo, sesso, dipendenza affettiva, da Internet, dal potere e, in questo ventaglio di malesseri, si raccontano in maniera diretta – anche se ironica e dissacrante – nulla più che alcuni dei mali che caratterizzano la società dei nostri tempi.
La storia si dipana attraverso le relazioni che si creano, e che man mano vengono chiarite al pubblico, di un gruppo di ospiti di un centro di riabilitazione di lusso, situato su un pianeta non meglio definito.
La scenografia iniziale appare elegante e imponente.
Una cupola trasparente ricorda un osservatorio astronomico; tempi e luoghi – appare sempre più chiaro, nel ritmo incalzante e veloce del testo che gli attori recitano con intensità e precisione – appartengono ad un futuro nemmeno troppo lontano. Il futuribile dei luoghi in cui si svolge la commedia, trova il contrasto di caratteri, frustrazioni e dipendenze molto contemporanee, mitigando così la distanza siderale che si intuisce abbia questo fantomatico centro di riabilitazione allestito sul palco e la platea che ieri sera – nonostante Sanremo – sfiorava il sold out.
Le luci, le musiche, i luoghi del centro (sauna, ambiente comune, palestra), l’abbigliamento degli attori … nulla è lasciato al caso; tutto è ricercato con attenzione e coordinato con estrema eleganza e lascia spazio al testo e ai rapidi scambi di battute tra gli attori, che con grande rispetto e scelta di precisi tempi di scena sono di volta in volta spalla e/o protagonista di una scena spaziosa dove ogni angolo è occupato, senza affaticare la vista dello spettatore che deve ( probabilmente è una precisa scelta di regia ) soprattutto porre attenzione ai temi trattati dalla commedia.
Si ride molto, per battute ma soprattutto situazioni di breve durata ma di effetto indiscutibilmente efficace (gli applausi e risate a scena aperta del pubblico ne costituiscono la dimostrazione ineluttabile).
Una commedia in teatro che fa ridere tanto – molto spesso – fa pensare tanto; e “Salveremo il mondo prima dell’alba” è uno spettacolo che – ben oltre il suo titolo – rientra di diritto in questa categoria.
Inevitabile riconoscere nei personaggi in scena, caratteri comuni a chissà quante persone conosciute nella realtà con le quali abbiamo a che fare ogni giorno…fino a riflettere sulle nostre incoerenti dipendenze di famiglia, di lavoro e personali; quelle che viviamo e affrontiamo da soli, noi contro noi stessi, per quello che siamo e per quello che avremmo voluto essere ma che non abbiamo avuto la forza o il carattere per diventare, scegliendo di combattere – prima – e sconfiggere – poi – proprio le nostre dipendenze.
L’utilizzo di immagini proiettate ricordano che le battaglie contro le proprie dipendenze non sono altro che le battaglie che l’intera umanità è costretta a vincere.
Nemici comuni come il cambiamento climatico, la fame, l’ingiustizia sociale, la guerra.
Frontiere più vicine di quanto crediamo e di quanto credano siano gli stessi ospiti della casa di cura siderale, lontana anni luce ma con un occhio sempre puntato sul loro vecchio, malandato e amato pianeta Terra.
La scenografia riserva sorprese garbate e intense che vale la pena di assaporare una ad una, con la stessa intensità che meritano le parole e le riflessioni espresse dagli attori e dalla voce fuori campo, un ampio scialle che avvolge l’intero teatro e stringe gli spettatori in un unico caloroso abbraccio. Non mancano momenti di riflessione amara e profonda al punto che – fino al calare della tela – ci chiediamo: sarà salvo il mondo prima dell’alba?
Lo spettacolo prosegue fino al 18 febbraio.
Gli attori – a spettacolo terminato – ringraziano il pubblico per i rumorosi ed entusiasti applausi invitando tutti a portare “Salveremo il mondo prima dell’alba” presso chiunque incontreremo nei nostri ambiti personali e lavorativi; per riempire ancora il Bellini, per uno spettacolo che rimarrà negli occhi e nel cuore di chi sceglierà di andarlo a vedere o – come faremo noi – di tornare a vedere per domandarci – ancora una volta – se anche noi saremo in grado di salvare il mondo: magari anche prima del tramonto.

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