SAN FERDINANDO, il progetto “SETTANTA PUNTO E DA CAPO” al via il 2 marzo e fino al 21 aprile 2024
Parte sabato 2 e domenica 3 marzo, alle 11.00, il ciclo di Visite guidate “in forma di performance” dal titolo SAN FERDINANDO, SETTANTA PUNTO E DA CAPO, promosso dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale in collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, a cura di Artèpolis, realizzato nell’ambito delle manifestazioni per i 70 anni della riapertura dello storico teatro di Piazza Eduardo De Filippo 20.
A partire da sabato 2 marzo e fino a domenica 21 aprile, secondo un calendario di date che cadono di sabato e domenica, sempre alle 11.00, e di lunedì alle 18.00, per rendere la “visita” di maggiore fruibilità e un’autentica scelta culturale per quanti, spettatori, turisti e curiosi, desiderino “entrare” nel teatro simbolo della Città di Napoli che il grande drammaturgo, regista, attore e capocomico napoletano ricostruì dalle sue macerie per riaprirlo definitivamente nel gennaio del 1954.
Un percorso inedito e originale, per conoscere il San Ferdinando lungo i suoi spazi, da quelli pubblici come il grande foyer, la mostra permanente del Museo dell’attore, la sala, il palcoscenico, ma anche il “sottopalco” ligneo originale, fino al “camerino” del grande Maestro.
Un viaggio che i visitatori compiranno accompagnati e coinvolti da un gruppo di giovani “guide/attori”, performers lungo le diverse tappe di azioni, interpretazioni e suggestioni sceniche ispirate o tratte dall’universo drammaturgico e teatrale di Eduardo De Filippo.
Guidati dal regista e attore di teatro e di cinema Antonello Cossia, padroni di casa saranno gli attori Pasquale Aprile, Clara Bocchino, Matteo De Luca, Antonio Elia, Francesca Fedeli, Serena Mazzei, nei costumi di Roberta Mattera.
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | e-mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it
Ingressi: intero € 10,00 | ridotto € 8,00
info possessori card SanFerdinando70 sul sito www. teatrodinapoli.it
Calendario visite:
sabato 2 e domenica 3 marzo ore 11.00 | lunedì 4 marzo ore 18.00
sabato 9 e domenica 10 marzo ore 11.00 | lunedì 11 marzo ore 18.00
sabato 16 e domenica 17 marzo ore 11.00 | lunedì 18 marzo ore 18.00
sabato 23 e domenica 24 marzo ore 11.00 | lunedì 25 marzo ore 18.00
sabato 6 e domenica 7 aprile ore 11.00 | sabato 13 e domenica 14 aprile ore 11.00
lunedì 15 aprile ore 18.00 | sabato 20 e domenica 21 aprile ore 11.00
Note al progetto
di ANTONELLO COSSIA
«Esistono luoghi in particolare in cui l’energia delle persone che li ha attraversati nel tempo, vi resta imprigionata, impregnata nelle mura, donando a quegli spazi una particolare atmosfera intensa, rendendoli elettrici e carichi di suggestioni. Il teatro più di ogni altro spazio architettonico è quello che più contiene in sé l’idea di questa magia della sospensione, della sensazione che il tempo sia fermo seppure in continuo movimento e progressione.
Quante cose accadono all’interno delle mura di un teatro, quante vite si succedono l’una all’altra mischiandosi, confondendosi tra loro, vite che penetrano i significati dell’esistenza nell’esercizio del ‘gioco’ in palcoscenico e allo stesso tempo si stratificano negli spazi che le contengono, che le vedono passare, trasformarsi, moltiplicarsi quasi all’infinito come in una lente caleidoscopica, in cui l’immagine pur restando unica, si ripropone in tante altre riproduzioni di sé stessa.
Le persone che poi arrivano dopo, si ritrovano ad avvertire queste presenze, che spesso però, più che anime tormentate o energie negative, si avvertono in forma benevola e chissà a volte anche come ‘spiriti’ allegri e giocosi o magari come fantasmi che partecipano al lavoro delle compagnie teatrali ospiti di volta in volta, sul palcoscenico, nei camerini, nel foyer, insomma aleggiano liberi, a restituire i fasti del recitare con arte la commedia.
Se l’oggetto di questa riflessione diventa il teatro San Ferdinando, quale altro esempio può tornare più immediato per chiarire il senso di queste affermazioni, soprattutto in questa gioiosa ricorrenza dei settanta anni dalla sua costruzione. In quell’ambito viene addirittura ospitata la splendida e necessaria esposizione permanente dedicata all’Attore Napoletano; un vero e proprio museo, allestito e curato da Giulio Baffi, che racconta la storia del teatro dal café-chantant all’avanspettacolo, dalla sceneggiata alla commedia fino al teatro sperimentale d’avanguardia attraverso, costumi, oggetti, manoscritti, insomma circa 400 cimeli. Un solido e corposo strumento di memoria e restituzione della gloria e ricchezza del patrimonio artistico sviluppatosi all’ombra del Vesuvio.
Il San Ferdinando diventa così un simbolo, uno spazio sacro nella laicità della pratica teatrale contemporanea, un riferimento per esaltare la forza e l’ostinazione di una maestria artigianale, sviluppatasi lungo l’arco di una intera vita, quella di Eduardo De Filippo. Qui prendono corpo i fantasmi delle personalità, delle donne e degli uomini che appunto vi abitarono.
Io non credo ai fantasmi. Questo è tutto. Muore un parente, ci mettiamo in lutto e aspettiamo il fantasma del parente. Se ci credete li vedete voi, io credo che i fantasmi siamo noi. I fantasmi li vede chi ci crede e Pasquale Lojacono li vede.
Così Eduardo introduce la messa in onda televisiva, negli anni sessanta, della sua spassosissima e umana commedia – Questi Fantasmi, che sviluppa, articolandoli proprio i temi dell’illusione, della credenza, – del credere – a ciò che non si vuol vedere o che si vede ma si fa finta di ignorare, che ci illude, che ci cattura, che ci seduce, proprio come accade a teatro.
Io partendo dal felice suggerimento di un bel film del 1961, diretto da Antonio Pietrangeli, ho immaginato che da alcune opere di Eduardo De Filippo, venissero fuori i fantasmi dei suoi personaggi, liberi di circolare in tutti gli spazi del teatro, non solo di essere rappresentati su quel meraviglioso palcoscenico, ma di accompagnare in una visita gli spettatori\visitatori, ingaggiandosi a giocare con gli ospiti, sul tema del falso e del vero, in cui la finzione scenica riproduce la realtà restituendo ciò che teatro non è ma lo alimenta… La vita.»