I miei figli sono tornati a casa
Cos’è una mostra di pittura, secondo un visitatore distratto? Forse, un’esibizione dell’estro dell’artista e della propria tecnica, non senza una moderata dose di edonismo.
Cos’è una mostra di pittura, agli occhi di chi si avvicina con rispetto all’esposizione di opere eseguite da persone molto distanti da se’? Probabilmente un viaggio all’interno dell’animo dell’artista, un rovistare nei cassetti segreti, un visitare stanze segrete altrimenti inaccessibili.
Chi sceglie di partecipare sa che per pochi minuti o lunghe ore si troverà ad attraversare un’intimità senza – probabilmente – capire fino in fondo quale percorso ha condotto a realizzare opere i cui effetti sullo spettatore non sono per nulla prevedibili.
E di certo all’artista non interessa nemmeno prevedere quale sarà l’impatto della sua opera su chi sceglie di ammirarla.
Si sono appena spente le luci sulla mostra “L’arte è femmina”, tenuta dal 20 al 29 febbraio presso la nuova sede di “Sii Turista della tua città” (presidente Luca De Martino) in via Duomo 24 (lato via Foria), curata da Ciro Cozzolino.
Ci siamo recati colmi di curiosità e privi di aspettative presso la sede dell’associazione di cui tutti – in varie parti della città – abbiamo visto adesivi, interventi, volantini, manifesti e iniziative, tutte rivolte a conoscere a fondo i tesori tra i quali – e spesso sui quali – camminiamo senza esserne consapevoli, privandoci di far parte a buon diritto di questo patrimonio.
All’ingresso della sede siamo accolti con immutato calore dai giovani componenti uno dei tanti comitati organizzativi che Sii Turista della tua città organizza a ciclo continuo, per buttare giù accordi di intesa, programmi di collaborazione o iniziative di cui molto spesso si riesce a constatare – nella pratica – l’attuazione e la buona riuscita.
In pratica interrompiamo materialmente – con la nostra presenza – una riunione in pieno svolgimento ma questo non impedisce agli ospiti di accoglierci con la cortesia cui ci hanno abituato da ormai dieci anni a questa parte.
Gli artisti in esposizione sono: Sara Cerasuolo (Sara Cerax), Alessio De Simone, Ornella Bottiglieri e Alessio Esposito Langella.
Il titolo non appare, ad introdurre la sequenza dei quadri. Sono i quadri stessi a chiarire il filo rosso che lega le opere dei quattro artisti. Curioso ricercare ciascuno stile; interessante osservare da vicino colori, sagome, profili; elevato, cercare di intuire il senso di ogni sguardo, di ogni dettaglio, di ogni scelta stilistica, pur non essendo esperti d’arte.
Questa la bellezza della mostra “L’arte è femmina”.
Non ci sentiamo né critici né giudici. Ci sentiamo parte delle opere, artefici – insieme agli artisti – del frutto del loro lavoro e simili a loro, per le idee riprodotte in maniera riconoscibile per ciascuno, fino ad immaginarci dinanzi a una tela con tanto di pennelli e tavolozza ad abbozzare anche noi qualcosa che esprima il senso di femminilità che l’arte – secondo il curatore, e forse a buona ragione – assume.
Restiamo affascinati dai particolari sguardi assenti che Sara Cerox affida alle sue donne distanti e algide in grado di rapire l’attenzione dello spettatore fino a sembrare quasi di parlare a chi le sta osservando.
Ci sentiamo a nostro agio, confortati dai soggetti naturali, materni ed accoglienti di Alessio Esposito Langella che sceglie colori reali, fedeli a quelli presenti nei nostri vissuti e di raffigurare le femminilità dell’arte in mondi paralleli, animale e umano, affascinati dall’instancabile miracolo della vita che ci regala con i suoi soggetti.
Ci lasciano inchiodati i colori dritti e decisi delle opere digitali di Ornella Bottiglieri che, con una tecnica contemporanea e allo stesso tempo futurista, racconta la sua femminilità dell’arte attraverso donne, ambienti, luoghi anche familiari ma dalla rappresentazione a tratti quasi metafisica.
Restiamo interessati e imbarazzati a rovistare tra i cassetti di Alessio De Simone nei quali troviamo rappresentazioni di femminilità aliene, arcaiche, antiche, future…non ci è dato sapere. Ma in fondo cosa importa: è bello così.
Opere singole, centellinate con pazienza mentre gli ospiti ci offrono anche da bere; opere viste nel loro insieme; macchie di colore e sagome che spuntano fuori le tele se osservate alla giusta distanza.
E’ trascorsa più di un’ora senza che guardassimo l’orologio. E’ ora di andare.
Se l’arte è femmina, gli artisti, le loro opere, il malessere che ne costituisce il movente non hanno sesso.
Ci lanciano un guanto di sfida; ci offrono la loro identità, incisa con innocue punte fatte di morbide setole; e anche quando i loro figli tornano a casa, ci regalano un’istantanea, impressa nella memoria e che nella memoria resterà per sempre.