Oggi è Sant’ Ugo di Grenoble
Sant’ Ugo di Grenoble
22 aprile 1134, Pisa, papa Innocenzo II
S. Ugo nacque nel 1053 a Castelnuovo nel Delfinato, in Diocesi di Valenza.
Odilone, suo padre, era un bravo ufficiale che accoppiava i doveri del cristiano a quelli della sua professione. Consigliato da Ugo suo figlio, passò gli ultimi anni nella gran Certosa, in diocesi di Grenoble e morì centenario.
Sua madre, rimasta nel mondo, manifestò in sè il modello delle madri cristiane.
Nato da genitori si pii, Ugo parve tosto un fanciullo benedetto dal cielo. Attese con molto impegno ai suoi studi, senza trascurare la pietà. Aveva un grande desiderio di passare la sua vita nella solitudine, ma per le sue predare doti venne consacrato sacerdote e nominato canonico della cattedrale di Valenza. Amava la vita nascosta ed umile, mentre per le sue qualità e per il suo ingegno si distingueva fra tutti gli altri canonici.
Essendosi recato in quella città il vescovo di Die, Legato pontificio, ebbe a conoscere il giovane canonico e, apprezzandolo, se lo prese con sé. Gli affidò il difficile incarico di correggere gli abusi tra il clero: incarico che Ugo adempì con ogni impegno.
Nel 1080 il Legato pontificio convocò un concilio ad Avignone, nel quale trattavasi di eleggere un nuovo vescovo alla diocesi di Grenoble rimasta vacante. Il concilio unanimemente votò per Ugo, al quale fu giocoforza acconsentire.
In quei tempi i popoli, la cui istruzione era stata trascurata, si abbandonavano ai più detestabili vizi. S. Ugo subito comprese la situazione e avendo ricorso alla preghiera, deliberò di servirsi di tutti i mezzi possibili per rimediarvi. Con lunghe penitenze e fervide preghiere, invocò l’aiuto del cielo, ed aggiungendo saggi provvedimenti, in poco tempo la sua diocesi cambiò completamente aspetto. Permise Iddio che egli fosse travagliato da grandi infermità e da violente tentazioni, ma tutto superò con l’aiuto del Signore, inabissandosi sempre più nell’umiltà. Il molto lavoro non fu un impedimento alla sua vita ritirata e umile, anzi gliene infuse un così vivo desiderio, che Volle lasciare la diocesi per darsi alla solitudine. Conosciuta questa cosa, il Papa gli comandò di ritornare e rimanere tra le sue pecorelle, in vista del gran bene che vi operava, e S. Ugo ubbidiente subito vi ritornò, abbandonando per sempre ogni programma del genere.
Consigliò Brunone e i suoi compagni a ritirarsi a Certosa, località da lui ceduta a loro appositamente per fabbricarvi un cremo, e quivi spesso si recava a visitarli.
Aveva un grande orrore per ogni sorta di peccato benché minimo, per cui diceva sovente: « Le vanità e gli affetti disordinati possono mandare l’anima all’inferno ». Morì in tarda età il 1 aprile del 1132. Fu canonizzato nel 1134 da Innocenzo II.
PRATICA. Raccogliamoci nell’intimo del nostro cuore e quici piangiamo e detestiamo nostri peccati.
PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le preghiere che t’innalziamo nella solennità del tuo beato confessore e pontefice Ugo e per l’intercessione e i meriti di lui, che seppe servirti degnamente, assolvici da tutti i nostri peccati.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Grenoble, in Frància, sant’Ugo Vescovo, che per molti anni condusse una vita solitaria, e illustre per la gloria di miracoli passò al Signore.
ICONOGRAFIA
autore Anonimo italiano anno XVI sec
Nella sua iconografia, Sant’Ugo è quasi sempre raffigurato con il pastorale e la mitria vescovile, ma vestito da certosino e contornato spesso da “Sette stelle” protagoniste del sogno premonitore fatto dal Vescovo di Grenoble. Fu una luminosa visione di annunciazione dell’arrivo di 7 uomini in cerca di solitari luoghi alpestri, desiderosi di lodare Dio lontano dal mondo e dal suo clamore.
autore Francisco de Zurbarán anno 1630-1655
Nel dipinto di Francisco de Zurbarán viene raffigurato un famoso racconto di Sant’Ugo. Un giorno, il vescovo di Grenoble mandò ai 7 eremiti della carne. I monaci si chiesero se infrangere il loro voto di alimentazione vegetariana accettando di mangiarne. Durante la loro discussione, caddero in un sonno estatico. Quarantacinque giorni dopo, Sant’Ugo li avvertì che sarebbe andato a trovarli. Il suo messaggero ritornò e gli disse che i certosini erano seduti davanti alla carne in quel tempo di quaresima proibita. Sant’Ugo andò al monastero e trovò il reato. Quando i monaci si svegliarono, chiesero a San Bruno se conoscesse la data liturgica del giorno. Quest’ultimo gli diede una data di quarantacinque giorni prima e spiegò l’oggetto del loro dibattito. Sant’Ugo si sporse verso i piatti e vide la carne trasformarsi in cenere. I monaci decisero che la regola che proibiva il consumo di carne non avrebbe subito eccezioni.