Cirano deve morire: un concerto che potrà piacere o no, ma che non ti lascia indifferente

Cyrano di Belgerac di Edmond Rostand è uno dei capolavori più messi in scena nella storia del teatro mondiale. Quando si ha in mano un testo del genere la sensazione è prevalentemente quella di non toccare nulla. Si corre magari il rischio di incorrere in paragoni poco piacevoli con i mostri sacri che ti hanno preceduto, ma trattandosi di un capolavoro è difficile sbagliare. Ma c’è chi guarda avanti, e prova ad innovare il prodotto. Il rischio enorme è quello di distruggere un capolavoro. Ma se la cosa riesce si può entrare nella storia del teatro.

Rocca Placidi e Leonardo Manzan, che ha curato anche la regia, per tutta evidenza sono autori che amano il rischio. Il loro “Cirano deve morire” si è ben guardato dal seguire la strada tracciata prima di loro. Ed hanno messo in scena un lavoro che con la tradizione non ha nulla a che vedere. Un lavoro molto liberamente ispirato al Cyrano di  Rostand. Manzan del resto, forte di due vittorie alla Biennale di Venezia, non è certo uno che ha paura di mettersi in contrasto con mondo del teatro.

Potrà piacere o no, “Cirano deve morire” non lascia indifferenti. L’unica cosa un po’ stonata, nella parte iniziale dello spettacolo, il momento in cui Cirano, Alessandro Bay Rossi, cerca il dialogo col pubblico. Un pubblico, quello della prima del Bellini, poco disposto a seguirlo. La cosa era facilmente prevedibile, magari anche meglio nelle prossime rappresentazioni, con un pubblico diverso. Anche il linguaggio a volte gratuitamente sboccato, di certo non ha favorito una cosa del genere.

Per il resto si è trattato di una sorta di concerto rap. Nulla a che vedere come detto col il Cyrano messe in scena un numero infinito di volte in tutto il mondo. Solo tre personaggi, di cui la sola Rossana, Paola Giannini è viva, Gli altri due, Cirano e Cristiano (l’attore Giusto Cucchiarini) sono morti al momento in cui Rossana inizia a raccontare la sua storia.

Un’ora e mezza di spettacolo, tutta di un fiato, senza interruzioni. Più che una commedia un concerto. Ripetiamo un concetto: potrà piacere o no un lavro che non lascia indifferenti. Il che non è mai una cosa banale, come sempre i lavori di Manzan.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

RSS
Follow by Email
Pinterest
LinkedIn
Share
Instagram
Telegram
WhatsApp
FbMessenger
Tiktok