Hokuspokus, il miracolo di una storia raccontata senza voce e senza mimica facciale
“La storia di Hokuspokus è molto semplice”, dice Hajo Schüler, il regista: «Raccontiamo la vita di due persone che si ritrovano e creano una famiglia, con tutte le turbolenze, i colpi del destino e i bei momenti – una vita che poi alla fine sembra arrivare alla fine. Ma qui ci si chiede se i personaggi siano davvero mortali».
E difatti la trama di Hokuspokus se vogliamo è anche un po’ banale. Una giovane coppia al momento di sposarsi compra una casa. Qui vive le dinamiche familiari di molte famiglie. A differenza della maggioranza della coppie perde un figlio. Il padre si lascia andare, e dopo poco muore anche lui. La madre invece cui sono rimasti un altro figlio ed una figlia, al momento in cui sta per lasciarsi andare anche lei ha un rigurgito, e riprende la sua vita. Il tutto condito da varie situazioni intermedie. Una storia che dura un numero imprecisato di anni, che ha un particolare: inizia e finisce allo stesso modo, con l’agente immobiliare che si occupa della vendita della casa.
La vera differenza di Hokuspokus con il resto delle commedie è negli attori. Si dice spesso che un attore di distingue dagli altri attraverso la voce e le espressioni del volto. Che aiutano a raccontare la storia. E che fanno la differenza tra un attore ed un altro.
In questa commedia gli attori sono muti. E recitano con una maschera che copre il loro volto. Eppure sono così bravi, è stato così bravo il regista, a raccontare una storia. Una storia se vogliamo anche banale, ma che senza la voce e la mimica facciale riesce lo stesso a tenere avvinti gli spettatori. Una storia che all’inizio fa sorridere, poi diventa drammatica.
C’è poco da dire: bravi, bravissimi tutti.
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