Collegiata di Sant’Isidoro
Collegiata di Sant’Isidoro
La maestosità e la storia travagliata della Collegiata di Sant’Isidoro a Madrid si intrecciano in un racconto di fede, arte e rinascita. Costruito nel XVII secolo come chiesa dell’ex Collegio Imperiale della Compagnia di Gesù, l’edificio ospita le sacre spoglie di Sant’Isidro, patrono di Madrid, e di sua moglie, Santa María de la Cabeza.
L’architetto Pedro Sánchez concepì il progetto nel 1620, dando vita a un’opera destinata a diventare un’icona dell’architettura religiosa madrilena del periodo barocco. I lavori, iniziati nel 1622, videro il contributo di maestri come Francisco Bautista e Melchor de Bueras, culminando nel completamento nel 1664.
La chiesa, eretta al posto della parrocchiale cinquecentesca dei Santi Pietro e Paolo, seguì il volere di Maria d’Austria, che lasciò in eredità la sua fortuna alla Compagnia di Gesù per la costruzione del nuovo edificio. Con la consacrazione nel 1651, il tempio iniziò il suo percorso spirituale, inizialmente dedicato a San Francesco Javier e successivamente trasformato in collegiata nel 1767 con l’espulsione dei Gesuiti.
La traslazione delle sacre reliquie di Sant’Isidro e Santa María de la Cabeza nel 1769 segnò un momento significativo nella storia della chiesa, confermando la sua importanza come luogo di venerazione e devozione per i madrileni.
Tuttavia, la guerra civile spagnola del 1936 gettò l’edificio nell’oscurità delle fiamme. L’incendio causò danni estesi, distruggendo opere d’arte preziose e danneggiando la struttura stessa, incluso il crollo parziale della cupola. Il lungo processo di restauro che seguì, protrattosi per due decenni, fu un atto di perseveranza e impegno nel preservare il patrimonio storico e artistico della collegiata.
La facciata principale, che si protende verso via Toledo, cattura lo sguardo con la sua grandiosità monumentale. Realizzata in granito, è dominata da un corpo centrale sorretto da quattro colonne corinzie, sopra le quali troneggiano le statue di Sant’Isidro e Santa María de la Cabeza. I dettagli intricati dei capitelli, attribuiti a Francisco Bautista, donano alla facciata un’aura di magnificenza, con le doppie file di foglie d’acanto e le modanature a uovo che conferiscono un tocco di eleganza.
Le due torri che si ergono ai lati della facciata, coronate da guglie ottagonali, aggiungono un elemento di verticalità e imponenza alla struttura. La balaustra intermedia e gli aghi che terminano le guglie, aggiunti durante una riforma nel XX secolo, completano l’insieme con un tocco di grazia e armonia architettonica.
Maestosa e imponente è anche la cupola che sovrasta il transetto, progettata anch’essa da Bautista. Questo esemplare di cupola incassata, caratterizzato da un telaio di legno rivestito di intonaco, è un’innovazione tecnica del suo tempo, che conferisce leggerezza e grazia alla struttura.
L’interno della collegiata, seppur devastato dall’incendio del 1936, conserva ancora tracce della sua antica magnificenza. Tra le opere sopravvissute si distingue la Sacra Famiglia, nota anche come Le Due Trinità, un capolavoro del pittore Sebastián Herrera Barnuevo, custodito nella cappella del Pilar. Le tele di Francesco Ricci, tra cui La Conversione di San Francesco di Borgia, e le sculture di Juan de Mesa arricchiscono ulteriormente l’atmosfera di sacralità e bellezza dell’interno.
Anche la pala d’altare della cappella Jesús del Gran Poder, con la sua esuberanza tipicamente barocca, lascia senza fiato, mentre la cappella della Dormizione accoglie una pregevole pala d’altare risalente al XVI secolo e un rilievo scultoreo commovente raffigurante la Dormizione di Maria.
Sebbene la grandiosa pala dell’altare maggiore, con le sue sculture e dipinti di Manuel Pereira, Juan Pascual de Mena e Anton Raphaël Mengs, sia andata perduta nell’incendio, la sua riproduzione fedele conserva il ricordo di un’opera d’arte senza tempo.