E il naufragar m’e dolce … in altro mare

Quando hai un attore hai tutto.
Sei dovunque, puoi diventare chiunque.
Un attore è in grado di far vedere ciò che non c’è e costruire intorno scenari lontani, Impossibili, irreali.
È il potere ammaliatore della narrazione e di chi della narrazione ne fa un’arte.
Esistono capolavori della letteratura internazionale che scavalcano gli anni, i lustri, i secoli, eppure resistono al logorio del tempo. Evidentemente il rinnovarsi eterno dello sfogliare ancora oggi le pagine di storie ultracentenarie se non millenarie si alimenta dai temi che l’uomo affronta sin dagli albori della sua presenza sul pianeta Terra, raccontati prima attraverso graffiti preistorici sulle pareti di una caverna fino a diventare opere letterarie, nella forma che adesso conosciamo.
La lotta tra il bene e il male, la voglia di guardare in faccia le paure ataviche, i sentimenti immortali che ogni essere vivente prova e grazie ai quali vive e sopravvive, in un ciclo che sembra non aver fine.
Si è appena conclusa la rassegna “In Altro Mare, incontri con le creature degli abissi”, racconti in musica a cura di Baba Yaga Teatro, iniziativa promossa dal Comune di Napoli nell’ambito dell’edizione 2024 del Maggio dei Monumenti che quest’anno presenta il titolo “Le acque di Napoli”.
Già il titolo scopre il filo rosso che ne unisce le manifestazioni. La rassegna si è svolta nella incantevole cornice del nuovo auditorium della Stazione Zoologica- Museo Darwin Dohrn, in Villa Comunale: in riva al mare.
Il mare dal colore del cielo ha accolto il pubblico al crepuscolo, nell’ora in cui il sole – in questa stagione – nel suo calare dietro la collina di Posillipo riflette i suoi raggi fin sui vetri delle abitazioni della Costa Vesuviana e Sorrentina, in un commovente succedersi di riflessi, quasi come fossero occhi scintillanti nel saluto di amici lontani; il mare scuro, dal colore della notte, ha salutato il pubblico al termine degli spettacoli, nell’abbraccio della miriade di luci lontane di auto e abitazioni da Riva Fiorita fino a punto della campanella, stringendo tutti al centro di un immenso abbraccio.
Il mare. Sempre lui.
Rosalba Di Girolamo, attrice raffinata e direttore artistico della rassegna, visto il titolo del Maggio dei Monumenti di quest’anno, non ha avuto dubbi circa il taglio da proporre agli spettacoli e la scelta è caduta sul mare e sulla letteratura che del mare ne fa il sottofondo e da cui trae linfa per le proprie storie.
Il primo appuntamento ha visto l’esordio di “Moby Dick: l’incantatrice – monologo a sette voci intorno alla Balena Bianca – Primo studio”, voce narrante Rosalba Di Girolamo che è autrice anche dell’adattamento del testo, tratto da H. Melville, con un superlativo Rocco Zaccagnino alla fisarmonica, un sognatore Marco Messina alla musica elettronica e un impeccabile Stefano Cammarota tecnico del suono.
Moby Dick – la Balena Bianca – rappresenta con la sua mole e orribile forza l’eterna lotta tra il bene e il male, il viaggio di un manipolo di uomini disperati verso l’ignoto o meglio verso ciò che per loro rappresenta tutto ciò che di ignoto l’uomo ha dentro di sé: paure, dubbi, fuga, amore, anima. L’attrice, sostenuta da note garbate e narrative, racconta a più voci la storia dell’ossessione del Capitano Achab e dei suoi marinai lanciati nella disperata impresa di avere la meglio sul misterioso mostro marino, ma non si limita – Rosalba – a cambiare voci. Rosalba deposita le sue sembianze e diventai Ismaele, il Capitano, il Marinaio Gigante, l’Ufficiale di bordo, l’arpioniere, la narratrice; ci porta con lei sul ponte di comando, sulle agili lance nella corsa verso il mostro; ci sembra di remare frenetici al ritmo del timoniere, di impugnare l’arpione agganciato alle funi che imprigioneranno le imbarcazioni e i malcapitati marinai su e giù nel mare come canne di bambù.
Siamo dentro la storia, e anche i nostri abiti sono impregnati di sale e sanno già di mare.
Il secondo appuntamento ha visto Imma Villa e Paolo Coletta in un loro adattamento tratto dal romanzo di Giulio Verne “Ventimila leghe sotto i mari. Il potere narrativo degli interpreti ha letteralmente preso per mano l’intera platea, sedotto ogni spettatore e trasportato negli anni immediatamente successivi alla Guerra di Secessione quando si raccontava di “una cosa enorme, lunga, fusiforme, infinitamente più grande e veloce di una balena”. I commenti musicali di Paolo Coletta hanno avvolto come un mantello le parole recitate con passione infinita e rara capacità interpretativa di Imma Villa, riscaldandole, proteggendo da ogni altra distrazione le mille sfumature date al racconto fantastico e fantascientifico dell’incontro con il Capitano Nemo e del suo sommergibile Nautilus.
In prima fila un gruppo di bambini – incantati – ha seguito, con l’attenzione caratteristica della loro età, l’incedere della storia, resa dall’attrice con la seduzione del suo sguardo, della sua magistrale capacità interpretativa, la sua composta gestualità nella elegante figura stagliata dinanzi al “reliquiario” (come lo ha definito la sorridente e gentile padrona di casa – dott.ssa  Fulvia Battiloro, direttrice della Fondazione Dohrn e funzionario della Sezione Strutture aperte al Pubblico del Museo Darwin – Dohrn). Eleganza e seduzione, quasi alla stregua di un novello pifferaio magico, anche quando descrivendo l’interno del Nautilus – Imma volge le spalle alla platea e, indicando alcuni dei contenitori sugli scaffali trasparenti retroilluminati dell’Auditorium, elenca alcune delle creature marine di cui il professor Pierre Aronnax – nel romanzo di J. Verne – legge le etichette, nel silenzioso stupore mentre scopre gli ambienti del sottomarino del misterioso Capitano: un uomo che sceglie la fuga dal mondo, dalle sue menzogne in favore di un mondo sommerso e silenzioso nel quale la cultura, la ricerca, la solitudine rappresentano la via verso la libertà.
La rassegna si è conclusa – infine – con la splendida performance di Paolo Cresta e Carlo Lo Manto dall’accattivante titolo Ligheia: la sirena Favola d’amore per voce e musica” tratto dal racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa “Lighea. Paolo Cresta, attore raffinato e impeccabile qualsiasi ruolo interpreti, con la disinvoltura e l’estrema padronanza di chi possiede la dote di far vivere e vedere ciò che recita, ha ceduto per la durata dello spettacolo – la sua perfetta dizione e ha prestato la sua voce alla contenuta e sottile calata siciliana dei due protagonisti – il professore e il giornalista, divisi da un divario generazionale e culturale testimoniato da impeccabili variazioni e modulazioni di tono – ha colorato a tinte calde e variopinte il bianconero delle pagine sulle quali l’autore del “Gattopardo” ha descritto l’incontro del professore con una sirena, a metà tra il fantastico e il reale. Una splendida storia d’amore. Carlo Lo Manto – docente presso il conservatorio di San Pietro a Majella, disinvolto vocalist e musicista, ha cullato questa splendida e originale storia d’amore e i suoi protagonisti con musiche originali suonate dalla sua chitarra a sette corde, regalando alla platea un sottofondo discreto e gentile, perfettamente adeguato all’atmosfera dell’Auditorium e che mai ha interferito con lo sguardo e le scene costruite da Paolo. La chitarra ha costituito il soffice tappeto sul quale alzarsi in volo, e scrutare – indiscreti – il bar nel quale i protagonisti si incontrano, la delusione del giornalista Paolo Corbera per essere stato lasciato da due donne, la barca sulla quale la Sirena chiede al professor Rosario la Ciura di salire a bordo, lo scoglio dal quale Lighea scompare per sempre, lasciandolo solo, senza parole.
La rassegna ha aperto a molti la conoscenza di un ennesimo fiore all’occhiello che – per la nostra città – rappresenta la nuova struttura della Stazione Zoologica Anton Dohrn, il Museo Darwin – Dohrn, appunto, nel cui auditorium artisti di razza hanno raccontato a modo loro il mare.
Rosalba Di Girolamo, autentica e accogliente, ci ha condotto per mano nel mare tempestoso e infuriato durante la caccia a Moby Dick, nei silenziosi e affascinanti abissi in cui naviga il Nautilus del Capitano Nemo e ci ha mostrato la dolcezza del mare nel quale vive una sirena, desiderosa d’amore.
Tanti mari. Il Mare. Sempre lui.
Quando hai un attore hai tutto: c’è sempre un “Altro mare”.

 

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