De Rerum natura: a Pompei la prima di un lavoro originale. Può non piacere, ma va visto

Il teatro è per sua natura in continua evoluzione. Giusto che autori moderni si cimentino in opere nuove. E’ il caso di Fabio Pisano che ha curato “De rerum natura (There is no planet B)”. Diciamo subito che al sottoscritto il lavoro andato in prima mondiale al Pompei Theatrum Mundi nella serata di giovedì 27 giugno non è piaciuto. Ma questo non significa nulla, sia ben chiaro. Ogni autore, ogni regista ha il diritto, magari sarebbe giusto dire addirittura il dovere di portare in scena quello che ritiene opportuno. Ed il Teatro di Napoli, Teatro Nazionale ha fatto benissimo a produrre il lavoro. Ci sta poi che ad alcuni piaccia, ad altri no. Un lavoro originale va messo in scena a prescindere.

Perché al sottoscritto non è piaciuto? Mancava una trama vera e propria. E’ un lavoro complesso da seguire. In alcun momenti si fa fatica a capire chi dei personaggi parli. Poi c’è da dire che gli attori sono stati molto bravi. Ed il loro compito era tutt’altro che semplice. C’è da dire che il pubblico presente, non c’era il tutto esaurito al teatro di Pompei, ma il numero di spettatori era sufficientemente congruo, ha seguito il lavoro con grande attenzione.

C’è da dire che il titolo “De Rerum Natura” trae in inganno. Il lavoro di Pisano è presentato come “liberamente ispirato al capolavoro di Tito Lucrezio Caro”. In realtà al di là del titolo non c’è nulla a che vedere col poema dell’autore latino. Per altro proprio il luogo della prima mondiale, il teatro di Pompei, ispira opere classiche, datate. La “mistificazione” di un capolavoro del passato è inevitabile, altrimenti si porterebbe in scena sempre gli stessi lavori. In questo caso si è andati un po’ oltre.

In ogni caso è un lavoro da andare e vedere. E’ un genere nuovo, magari col tempo si potrà anche correggere. In ogni caso chi innova merita di essere seguito. E semmai dopo criticato, sia ben chiaro. Ma in ogni caso chi ama il teatro ha il “dovere” di seguire che innova,

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