Oggi è Sant’ Elisabetta del Portogallo
Sant’ Elisabetta del Portogallo
24 giugno 1625, Roma , papa Urbano VIII
Nacque l’anno 1271 da Pietro III re di Aragona e da Costanza figlia di Manfredi re di Sicilia. Le fu imposto il nome di Elisabetta in memoria di S. Elisabetta regina d’Ungheria, sua prozia.
All’età di otto anni cominciò a recitare l’Ufficio divino e così fece per tutta la vita. Come principessa ella aveva tutta la possibilità di seguire la moda, ma non volle farlo, privandosi anche dei giochi e piaceri leciti. Contratto matrimonio con Dionigi re del Portogallo, non tralasciò gli esercizi di pietà e le buone opere in cui si era fino allora esercitata.
Al mattino si alzava presto, recitava parte dell’Ufficio, assisteva alla S. Messa e poi trascorreva le ore della giornata nell’adempiere i doveri del suo stato, nella lettura della Sacra Scrittura e nel lavoro manuale. Non stava mai oziosa. Da questo sistema non si lasciò smuovere da coloro che le suggerivano una vita più conforme alla sua dignità. Osservava i digiuni imposti dalla Chiesa e se ne imponeva altri; visitava e sollevava i poveri e gli infermi. Verso il marito, di costumi depravati, la pia regina usò ogni preghiera ed esortazione per indurlo alla conversione, e sempre con tutta pazienza e dolcezza, nonostante che le sue premure fossero ricambiate con altri torti ed affronti. Essendo stata accusata di aver eccitato suo figlio alla ribellione contro il re, fu dall’empio sovrano privata dei suoi beni e relegata nella piccola città di Alaquer. Molti suoi sudditi le offerirono armi e truppe per recuperare il trono dal quale sì ingiustamente era stata scacciata; ma ella nulla accettò ed esortò tutti a mantenersi fedeli al sovrano. Questi ebbe finalmente la grazia di entrare in se stesso; riconobbe l’innocenza di Elisabetta, la richiamò alla corte e perdonò suo figlio. La santa regina approfittò della conversione del marito per confermarlo nella via della salvezza eterna.
Egli morì nel 1325. Salito al trono Alfonso, figlio di Elisabetta, ella pensò di farsi religiosa nel convento di S. Chiara in Coimbra; ma non essendole stato consentito, visse ritirata in un appartamento contiguo al monastero. Per due volte si recò umilmente e poveramente in pellegrinaggio a Compostella. Di ritorno dal secondo pellegrinaggio, avendo udito che il re suo glio era in discordia con Alfonso VII di Castiglia, si affrettò ad arrivare ad Estremoz per pacificare i due contendenti, ma colta da violenta febbre morì santamente in età di 65 anni. Fu sepolta nel monastero di S. Chiara da lei fondato.
Urbano VIII la canonizzò, fissando la sua festa l’8 luglio. Successivamente la data fu anticipata al 4 luglio.
PRATICA. Impariamo a praticare la preghiera assidua, l’umiltà e la pazienza.
PREGHIERA. O Dio clementissimo, che tra le altre spiccate virtù decorasti la beata regina Elisabetta della prerogativa di sedare il furore della guerra, concedi a noi, per sua intercessione, che dalla pace di questa vita mortale possiamo passare ai gaudi eterni.
MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Estremoz, in Portogàllo, il natale di santa Elisabètta Vedova, Regina dei Portoghesi, la quale, illustre per virtù e per miracoli, dal Sommo Pontefice Urbàno ottavo fu annoverata nel numero dei Santi.
ICONOGRAFIA
Nell’iconografia di Santa Elisabetta gli artisti la raffigurano con gli abiti dell’Ordine francescano, il cordone ai fianchi e il crocifisso tra le mani. Spesso appare coronata, a ricordare il suo ruolo di sovrana del Portogallo o con scettro e corona appoggiati accanto a lei.

autore Ambito lombardo anno XVII sec
L’attributo che caratterizza i suoi ritratti però è quello delle rose. Si narra che la caritatevole regina fu sorpresa un giorno dal marito Dionigi mentre portava del pane per i poveri nel suo grembiule e il cibo si trasformò in rose. Ciò avvenne a gennaio, e dunque il sovrano rimase esterrefatto del prodigio e lasciò che la moglie continuasse la sua vita dedicata ai bisognosi.
autore Francisco de Zurbarán anno 1635
Non mancano quindi le opere dedicate alla santa intenta a fare l’elemosina ai poveri come nella tela di João António Correia pittore portoghese attivo nel XIX sec.
autore João António Correia anno 1866
I Santi nati oggi
I Santi nati oggi 4 luglio

Santi tornati alla casa del Padre
Sant’ Ulrico di Augusta
Lavis, San Dorligo della Valle, Pavia di Udine, Ortisei, Nova Ponente, Aiello del Friuli, Nalles, Plaus, Frassilongo
dalla rabbia
31 gennaio 0993, Roma, papa Giovanni XV
Ulrico nacque nell’R90 nella famiglia dei conti di Dillingen ad Augusta in Baviera e ricevette la sua educazione ecclesiastica nel famoso monastero svizzero di S. Gallo.
Divenne amico di S. Viborada (2 mag.), che viveva in eremitaggio vicino al monastero e che sembra abbia predetto che il suo giovane amico sarebbe diventato vescovo. Dopo aver terminato gli studi, Ulrico ritornò ad Augusta, dove suo zio, S. Adalberone, (venerato localmente il 6 ott.), era vescovo.
Visse per qualche tempo in casa sua finché non fu ordinato sacerdote. Adalberone morì nel 909, e nel 923 Ulrico stesso diventò vescovo di Augusta, con l’appoggio di suo nonno materno, il duca di Svcvia.
I magiari invasero la zona nel 926, uccidendo Viborada, saccheggiando Augusta, e bruciando la cattedrale. Ulrico si dedicò a ristabilire l’ordine e a ricostruire la fiducia e la prosperità del suo popolo; era un abile amministratore e un pastore devoto ed effettuava una visita alla sua diocesi ogni anno.
Fondò il monastero di S. Stefano nel 968 e fece restaurare quello di S. Afra, insieme a diverse chiese parrocchiali. Questa vita pastorale attiva era ancor più notevole dato il suo coinvolgimento nella politica come uno dei consiglieri più vicini all’imperatore. Ottone I il Grande sconfisse i magiari nel 955 e attribuì la vittoria in gran parte a Ulrico, che aveva difeso Augusta con successo, costruendo un muro di protezione attorno alla città e organizzandone la difesa militare. Durante la sua attività di vescovo, Ulrico fu un acceso sostenitore di Ottone e della sua politica imperiale.
La sua vita pubblica piena di impegni si basava su una vita interiore di preghiera e austerità e un regime quasi monastico nelle questioni episcopali. A testimonianza della sua dedizione ai precetti del Vangelo, si narrano le sue visite quotidiane all’ospedale di Augusta in cui lavava i piedi di dodici poveri e distribuiva elemosine. Verso la fine della sua vita, desiderò ritirarsi in un monastero, e così nel 972 rassegnò le dimissioni dalla sua sede e nominò suo nipote Adalberone al suo posto. Fu criticato per quest’atto di nepotismo e chiamato a comparire in un sinodo a Ingelheim per dare delle spiegazioni in merito, ma Adalberone morì prima che potesse assumere l’incarico.
Ulrico morì nel 973, e nacque subito un culto locale. Si sosteneva che avvenissero miracoli sulla sua tomba e, per richiesta del suo successore vescovo di Augusta, fu canonizzato da papa Giovanni XV nel 993, in un sinodo che si tenne in Laterano, prima canonizzazione da parte di un papa di cui si abbia notizia. I motivi sottesi a una canonizzazione così rapida erano di vario genere, e il pontefice stava agendo almeno in parte per far piacere all’imperatore di Germania, ma non ci sono dubbi sulla santità di Ulrico e sulla sua attività esemplare di vescovo. Ulrico è uno dei due patroni principali di Augusta ed è anche patrono di un certo numero di altre città tedesche.
La sua tomba nella basilica dei SS. Ulrico e Afra ad Augusta è ancora un luogo di pellegrinaggio.
MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Augsburg nella Baviera, in Germania, sant’Ulderico, vescovo, che fu insigne per il mirabile spirito di penitenza, la generosità e la vigilanza e morì nonagenario dopo cinquant’anni di episcopato.