Quarant’ anni senza il direttore

A quarant’anni anni esatti dalla scomparsa, Eduardo De Filippo, per il teatro, rappresenta ancora un punto di riferimento fondamentale e un motivo di rilancio culturale. È stato un autore universale che ha saputo cogliere senza enfasi i drammi quotidiani di una società legata alla realtà napoletana e ha avuto la capacità di guardare lontano nel tempo e di avvertire con largo anticipo la crisi della famiglia come istituzione.

Ed è appunto a quattro decenni dalla morte che Eduardo si conferma come uno dei più grandi protagonisti della cultura mondiale. Testi come “Napoli milionaria”, “Filumena Marturano”, “Sabato domenica e Lunedì”, “Natale in casa Cupiello”, “Le voci di dentro”, “Sik Sik l’artefice magico”, “Il Sindaco del rione Sanità”, “Gli esami non finiscono mai”, hanno ancora oggi la forza di parlare alle generazioni future mostrando come, durante il percorso artistico ed umano, Eduardo più ha affondato la sua attenzione nel mondo napoletano più la sua lingua ha saputo superare confini e frontiere.

Grandioso nell’affrontare i temi sociali, il drammaturgo, regista ed attore, classe 1900, figlio naturale di quel grande capostipite del teatro comico napoletano Eduardo Scarpetta e della nubile Luisa De Filippo, con le sue opere ha lasciato un’eredità senza eguali. «Chi non vuole bene ad Eduardo non vuole bene a Napoli» affermò più d’una volta il compianto figlio Luca De Filippo e il suo sfogo sembrò subito il polemico monito per una città irriconoscente verso i suoi figli più illustri.

Eduardo, ha sempre affrontato con impegno civile e morale, i grandi temi della nostra storia e della società. Nelle sue opere sono stati onorati quei valori della famiglia, dell’onestà e della solidarietà umana che oggi come ieri è necessario recuperare. Non a caso nella speranza che il suo discorso potesse continuare anche dopo la morte, Eduardo, senatore a vita, fu il primo professore a contratto di drammaturgia presso la cattedra di Storia del Teatro e Spettacolo de “La Sapienza” di Roma, dedicando altresì gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione di una bottega teatrale riservata ai giovani.

Oggi, colui che partendo dalla farsa scarpettiana seppe attraversare i territori pirandelliani, superare i confini vivianei e avvicinarsi a Shakespeare con un linguaggio globale, lascia le tracce di un fermento contestatario capace di anticipare prodigiosamente gli eventi. Spinto dalla triste evidenza dei fatti a pronunciare, a proposito della sua città, la fatidica parola «Fujtevenne», Eduardo incita a lavorare su di un passato teatrale tuttora capace di dare vita a innovative tendenze. E ciò attendendo quell’alba migliore invocata con la sua celebre «Ha da passà ‘a nuttata».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

RSS
Follow by Email
Pinterest
LinkedIn
Share
Instagram
Telegram
WhatsApp
FbMessenger
Tiktok