Scuole sulle piccole isole: la dura vita dei pendolari

Di Gigione Maresca 

 

Personalmente mi è bastato un solo giorno ad Anacapri per cogliere appieno le difficoltà che vivono quotidianamente i lavoratori della scuola che si spostano verso le isole della nostra regione.

È risaputo, il personale scolastico vive tantissimi difficoltà: lunghi anni di supplenze, collezione di concorsi che non sono mai sufficienti per il passaggio in ruolo, la necessità di abbandonare case e famiglia per raggiungere il ruolo in località nel nord del Paese, legando tutte le aspettative ad un trasferimento che quando arriva è sempre troppo tardi.

Ma per chi fa funzionare le scuole in Campania, Sicilia, Toscana, Lazio dove esistono scuole su piccole isole, a volte, i problemi non finiscono neanche dopo l’ottenimento del trasferimento.

Se un docente campano dopo aver ottenuto l’agognato ruolo o trasferimento, si ritrova con la titolarità in una delle isole vicine, dovrà affrontare una nuova odissea: sarà costretto ad utilizzare ogni giorno mezzi di trasporto marittimi con tutto ciò che questo comporta.

Il problema riguarda sia il personale residente sulla terra ferma che lavora sull’isola che coloro che, al contrario, risiedono sull’isola ma per lavoro sono costretti a fare il viaggio al contrario.

Qui da noi, per restare a Napoli, il fenomeno è molto sentito e l’ho sperimentato più volte in prima persona.

I traghetti e gli aliscafi, al contrario dei treni, possono risentire delle condizioni atmosferiche e non sempre riescono a garantire la puntualità.

A questo, purtroppo, è difficile ovviare. Ma gli altri problemi si potrebbero risolvere.

Mi riferisco a quello del numero esiguo di mezzi a disposizione, degli orari e delle coincidenze.

Considerato che le isole napoletane sono a forte vocazione turistica e dal turismo traggono la maggior parte della ricchezza locale, questo non può portare la politica a far finta che non esista un problema che riguarda la scuola, sia per chi la frequenta che per chi la fa funzionare.

Vanno contemperate entrambe le esigenze.

Oltre a chi fa funzionare la scuola ci sono anche i ragazzi che la frequentano e che devono essere messi nelle condizioni migliori per raggiungerla.

Per questo all’inizio dell’anno ci sarebbe bisogno di conferenze di servizio e organizzazione, tra tutti i soggetti istituzionali, finalizzate a rimuovere tutte le criticità in modo da armonizzare la mobilità da e per le isole. Questo darebbe tranquillità a tanti lavoratori che, magari, potrebbero anche decidere di restare sull’isola e non di scappar via appena possibile. È anche da garanzie come questa che si salvaguarda la continuità agli alunni.

Questo vuol dire fare buona politica.

A proposito di isole, la nostra segreteria nazionale, qualche anno fa, pose all’amministrazione il problema dei punteggi relativi alla mobilità.

Oggi, chi si muove da Napoli verso le isole ha il punteggio doppio nella mobilità, chi fa il percorso inverso, un ischitano, un procidano, un caprese che lavora a Napoli, no. Eppure, i disagi sono gli stessi.

Sarebbe importante recuperare questa proposta e cercare di inserirla nell’articolato del prossimo contratto sulla mobilità.

 

 

 

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