Straordinario successo di pubblico al debutto per Monica Sarnelli, protagonista di “Sirene, sciantose, malafemmene ed

Di Giulia Di Lorenzo

 

Con Monica Sarnelli e con Cinzia Cordella, un recital anti misogino scritto da Federico Vacalebre, con la regia di Carlo Cerciello. Gli arrangiamenti musicali sono a cura di Pino Tafuto e Salvio Vassallo. Disegno luci Andrea Iacopino. Aiuto regia, realizzazione video Fabiana Fazio. La rassegna In scena fino al 29 marzo al teatro Troisi di Napoli e poi in tour.
Testo, canzoni e videoproiezioni, con la presenza virtuale di Enzo Gragnaniello, Peppe Lanzetta, Fuliggine, raccontano la città al femminile e le sue donne: femmene, malafemmene, mamme, puttane, figlie, trans, sirene, un filo narrativo ironico, ma serio, in cui si riflette su un mondo, quello della musica, non solo partenopea, ancora sin troppo maschilista.
La protagonista, Monica Sarnelli, si muove in una scenografia con tanti simboli e abiti: da sciantosa, da bammenella, da primadonna postmoderna, da brava ragazza, tra canzoni, aneddoti e racconti. Al suo fianco un’attrice/ballerina (Cinzia Cordella), una pianista (Cristina Massaro) e un quartetto d’archi (Anna Rita Di Pace, Isabella Parmiciano, Tiziana Traverso, Monia Massa). Gli arrangiamenti moderni sanno di tradizione, ma anche di electroswing, di rap, di tango digitale, che portano ai giovani il repertorio e le storie di Gilda Mignonette, Ria Rosa, Angela Luce, Gloria Christian, Mirna Doris, Lina Sastri, Teresa De Sio, Giulietta Sacco e altre ancora. Anche di loro la Sarnelli parla e canta tra momenti duri, sentimentali, femministi, altri sensuali, ironici: il sorriso, la rabbia, la pancia, il sesso, il ritmo, la melodia saranno chiavi di volta di uno spettacolo che usa le radici per imparare a volare.
Un viaggio al termine della melodia perduta e patriarcale che ci porta da “Era de maggio” a Pino Daniele, da “Passione” a “Ipocrisia”, da “Preferisco il Novecento” a “Liù”, tra amare verità e dolci bugie. Con una sorpresa finale, la traduzione in napoletano di «Marea» di Madame, inno all’orgasmo femminile che diventa «Parea».
Una ripresa artistica, ma anche politica, per rivendicare un argomento ancora troppo attuale.Note dell’autore Federico Vacalebre

Nel 2015, quando con e per Monica Sarnelli mi inventai questo «Sirene, sciantose, malafemmene ed altre storie di donne veraci», la lotta al patriarcato culturale non era ancora forte come oggi. Eppure lo lanciammo come uno spettacolo antimisogino, sulla cultura maschilista che aveva allignato anche nella gloriosa canzone napoletana classica. Con la vocalist in scena diventavano protagoniste le donne nella canzone napoletana, quelle cantate, costrette al ruolo di «mamma, puttana o brutta copia ‘e n’ommo», o quelle cantanti: Gilda Mignonette, Ria Rosa, Angela Luce, Gloria Christian, Mirna Doris, Lina Sastri, Teresa De Sio, Giulietta Sacco, Maria Nazionale, altrimenti schiacciate da un racconto completamente al maschile. Maschi gli autori, maschi gli editori, maschi i cantanti a cui più veniva dato risalto. Nella città nata dal fonema di una sirena tutto era al maschile, persino la città stessa: «Napule bello» si intitolava il giustamente dimenticato brano che nel 1898 superò ‘«O sole mio» nella Piedigrotta Bideri. Sul nostro palco sciantose, malafemmene e altre complici veraci si prendevano e si prenderanno la meritata rivincita. In coda allo spettacolo c’è una sorpresa. Flo, La Nina, Dadà, Fabiana Martone, Lina Simons, Irene Scarpato dei Suonno d’Ajere, stanno rinnovando finalmente la scrittura della scena newpolitana. Ma, in attesa che ci regalino la canzone adatta, abbiamo tradotto in napoletano «Marea» di Madame, che pure recentemente, insieme con Tropico, si è misurata ottimamente con il dialetto di Roberto Murolo. Il suo inno all’orgasmo femminile è diventato «Parea». Miglior fine, miglior augurio non poteva esserci.

Note regia di Carlo Cerciello

Che il maschilismo si insinuasse anche nella canzone napoletana, pur se interpretata da tante donne, non mi era noto.

Il testo di Federico Vacalebre mi ha illuminato sull’argomento e incuriosito al punto di decidere di affrontare la nuova esperienza della regia di un recital. La fascinosa malinconia di un elegante mondo ancora in bianco e nero, cinema, cartoline, vecchie foto di scena, festival e l’ambiguità del doppio scenico, vissuto come seduzione e trappola espressiva, hanno guidato la mia intrusione visionaria, spero in punta di piedi, tra la brava e generosa Sarnelli e il mitico Vacalebre. Mi sono divertito e ho sognato, spero che accada anche al pubblico.

 

Note di Monica Sarnelli

“Sirene, sciantose, malafemmene ed altre storie di donne veraci” è uno spettacolo nato dalla mia grande voglia di raccontare le donne, che vanno sostenute per il ruolo significativo che hanno da sempre nella nostra società, ma soprattutto dal piacere di mettermi in gioco, sempre, abbinato alla necessità di voler dare messaggi che aiutino a riflettere e a guardarsi dentro. Ben dieci anni fa, era il 2015, contattai Federico Vacalebre esternandogli questo mio desiderio, questa mia esigenza artistica e umana. La sua disponibilità fu immediata, così nacque lo spettacolo, che con grande gioia e maggiore consapevolezza riporto in scena nel 2025. Questa volta, oltre alla scrittura di Federico Vacalebre, ho il piacere di avere la regia di Carlo Cerciello, un grande uomo di teatro! Lo spettacolo, a mio parere, sottolinea il bisogno di noi donne di sentirci libere rispetto a idee incoerenti e maschiliste presenti nella canzone napoletana, e non solo. Lo racconto con i testi teatrali e con le canzoni, emozionanti, ironiche, e con il supporto di Cinzia Cordella, bravissima attrice e ballerina, che sarà in scena come mio alter ego. L’omaggio alle donne è per me qualcosa di istintivo, mi auguro si percepisca la mia sincerità. 

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