Campi Flegrei, uno studio ipotizza la presenza di magma a bassa profondità

Di Fabrizio Battipaglia  

Non si riscontrerebbero dei cambiamenti  significativi secondo il bollettino settimanale del 31 ottobre diffuso dall’Osservatorio Vesuviano sulla situazione dei Campi Flegrei. Negli ultimi 15 giorni si è registrato addirittura un rallentamento del processo deformativo con una diminuzione delle scosse avvertite dai residenti. Ma a destare qualche preoccupazione in più è uno studio sulla «Dinamica della camera magmatica nella caldera dei Campi Flegrei» pubblicato da ben tre vulcanologi – Chiara Paola Montagna, Paolo Papale e Antonella Longo – nel febbraio scorso. Stando a quanto pubblicato, il sistema vulcanico includerebbe «magmi collocati a bassa profondità e la probabile presenza di più serbatoi con diversa profondità, dimensione e forma che possono essere collegati in determinate fasi durante l’evoluzione del sistema». Scrivono gli studiosi che “nel caso specifico dei Campi Flegrei, un abbondante componente di gas magmatico si riconosce nelle fumarole della Solfatara”.

Sulla presenza dei serbatoi dei magmi invece è stata confermata l’esistenza di quello in profondità (circa 8 km) la cui larghezza in orizzontale viene stimata in alcune decine di chilometri. Il magma però non sembra essersi fermato a quella profondità, dal momento che «lotti ricchi di fluidi, interpretati come magma parzialmente fuso, sono stati identificati» tra uno e sei chilometri di profondità. Secondo le elaborazioni «i serbatoi meno profondi contengono magmi con composizioni dalla trachite alla fonolite». Attualmente però il sistema sarebbe in una situazione di stabilità. A riportarlo è Il Corriere della Sera.

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