Cattedrale di Salerno

Cattedrale di Salerno


Nome: Cattedrale di Salerno
Titolo: Basilica Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli
Indirizzo: Piazza Alfano I – Salerno
Reliquie di: San Matteo

Il Duomo di Salerno rappresenta una delle principali opere dell’architettura romanica in Campania. La sua origine risale all’XI secolo. Nel 1079 il vescovo Alfano I ritrovò le spoglie di San Matteo durante i lavori nella chiesa vescovile di Santa Maria degli Angeli. Roberto il Guiscardo diede subito l’incarico di erigere una grandiosa Cattedrale, la cui costruzione iniziò nel 1080 e terminò nel 1084, per onorare in maniera degna le reliquie del santo apostolo.

La chiesa sorse sui terreni dove originariamente erano situate le chiese di Santa Maria degli Angeli e di San Giovanni Battista. Un atrio porticato precedeva l’edificio ed era riservato ai catecumeni. A quell’epoca probabilmente solo sul nartece esisteva un loggiato. L’attuale atrio fu costruito tra il 1137 e il 1159, quando vennero edificate prima le gallerie sui due bracci laterali e infine quella sul lato occidentale.

Purtroppo numerose trasformazioni, spesso di consolidamento statico, realizzate nei secoli successivi, hanno gravemente compromesso la peculiare impronta romanica della chiesa. Furono rimossi gli altari laterali e costruite le cappelle ai lati delle navate, forse per conferire maggiore stabilità all’edificio, ma l’assetto dello spazio interno ne risultò chiaramente compromesso. In seguito al violento terremoto del 1688 la chiesa subì gravi danni; Arcangelo Guglielmelli realizzò gli interventi di restauro. Altri danni furono provocati da un terremoto nel 1694 e la direzione dei lavori di restauro fu affidata questa volta all’architetto romano Giambattista Buratti. La struttura romanica dell’edificio subì nuovamente trasformazioni: le colonne furono inglobate in grossi pilastri di muratura, le navate furono coperte con false volte “a incannucciata”, e vennero create cappelle laterali negli spazi risultanti tra i piloni esterni. Un nuovo intervento di restauro nel 1723, realizzato da Ferdinando Sanfelice, compromise definitivamente l’unità artistica della chiesa medievale, rivestendola di forme barocche. Nel 1733 iniziarono i lavori di rifacimento dell’atrio con la costruzione di un loggiato coronato da una balaustra marmorea. Sempre nel XVIII secolo la facciata dell’atrio venne rimaneggiata e alzata. Nel 1931 l’arcivescovo Nicola Monterisi fece liberare il transetto dalle sovrastrutture barocche, e solo in seguito si è cercato di restituire l’aspetto originario all’atrio e al campanile.

Una scala barocca a doppia rampa, arricchita da una balaustra in marmo immette nell’atrio della Cattedrale. L’accesso avviene attraverso il cosiddetto Portale dei leoni, unico elemento romanico superstite nella facciata dell’atrio, che prende nome dagli animali, un leone e una leonessa, raffigurati alla base degli stipiti, simbolo della potenza della Chiesa ed emblemi della famiglia di Roberto il Guiscardo. L’architrave è decorato da due figure rampanti, una scimmia e un leone, di stile romanico. Il portale è sormontato da un affresco raffigurante San Matteo, opera del XVIII secolo.

L’atrio, splendido esempio di architettura medievale, è rettangolare e presenta un portico costituito da ventotto colonne di spoglio, di granito, e da quattro pilastri angolari. Le archeggiature, con alti piedritti, sono rialzate e accennano a forme bizantine. Una loggia a pentafore e bifore con decorazione a intarsio policromo in calcare bigio e tufo giallo e nero sovrasta il portico. Al centro del porticato si ammira il fonte battesimale, originariamente all’interno della chiesa, trasportato nell’atrio nel 1825 per sostituire la grande vasca monolitica di granito egizio, donata dal Guiscardo e trasferita da Francesco I di Borbone nella Villa di Chiaia a Napoli. Numerosi sarcofagi, prevalentemente d’età romana, sono disposti lungo le pareti del quadriportico.

Il campanile caratterizza lo spazio interno dell’atrio, costruito intorno al 1145 dal vescovo Guglielmo da Ravenna. Eretto sul braccio destro del quadriportico, si compone di tre ordini di bifore ad archi rialzati e di un coronamento cilindrico decorato con archetti intrecciati policromi e una fascia di rosoni. Nell’ordine inferiore, agli angoli sono collocate due colonne di spoglio, di travertino. Corona il portico, sopra l’ingresso alla chiesa, un loggiato barocco, sormontato da una balaustra in marmo. Vi sono collocate le sculture marmoree settecentesche di San Matteo, al centro, e di San Bonosio e San Grammazio, ai lati, opere di Matteo Bottiglieri. Al di sopra del loggiato si leva la facciata della chiesa nell’originario stile romanico con tre finestroni, un timpano di coronamento e la scritta dedicatoria della Cattedrale a San Matteo.

Tre portali immettono nella chiesa, di cui quelli laterali sono realizzati con materiale di spoglio d’età romana. Il portale centrale (1084 circa) presenta stipiti molto ornati, due leoni alla base e un ricco architrave. Si conclude con un arco marmoreo a tutto sesto, decorato con un affresco con Cristo benedicente dell’XI secolo, Le imposte bronzee, fuse a Costantinopoli nel 1099, sono composte da cinquantaquattro riquadri, di cui quarantasei recano croci a rilievo e gli altri rappresentazioni di Santi e un’iscrizione.

L’interno presenta un impianto a croce latina, a tre navate, con cappelle laterali, transetto obliquo rispetto al corpo della chiesa e tre absidi semicircolari, di cui quella centrale più ampia rispetto alle laterali. Le navate sono divise da pilastri. La navata centrale presenta nella lunetta interna del portale mediano l’Evangelista Matteo, mosaico dell’XI secolo di chiara ispirazione bizantina. In fondo spiccano due splendidi amboni, entrambi del XII secolo. L’ambone destro, fatto eseguire dall’arcivescovo Niccolò d’Ajello, poggia su dodici colonne di granito bigio e rosso, con capitelli corinzi e romanici, e presenta una bella decorazione musiva a motivi geometrici. Davanti s’innalza il candelabro per il cero pasquale; eseguito nella stessa epoca dell’ambone, presenta un fusto diviso da tre fasce marmoree in tre sezioni musive e coronato da un capitello figurato. L’ambone sinistro, donato dall’arcivescovo Romualdo II Guarna, si presenta meno ricco e più piccolo di quello destro; poggia su quattro colonne di granito grigio con capitelli scolpiti con motivi vegetali, animali e figure umane, e presenta anch’esso una decorazione musiva a motivi geometrici.

Entrambi gli amboni si appoggiano ai tronconi dell’iconostasi posta a separazione della navata dal coro (1175 circa). La sua decorazione musiva a intrecci geometrici presenta begli effetti di cromia. Nel coro vi sono un bel pavimento a mosaico eseguito nel XII secolo per volere di Romualdo II e stalli lignei cinquecenteschi. Un grande arco trionfale divide il coro dal transetto. Anche nel transetto si ammira un pavimento a mosaico, fatto eseguire tra il 1123 e il 1135 da Romualdo I e costituito da grandi dischi di porfido, serpentino e alabastro. Vi sono conservati molti monumenti sepolcrali, dall’età romana a quella contemporanea, tra cui quello dell’arcivescovo Nicolò Il Piscicelli, realizzato nel XV secolo dallo scultore lombardo Iacopo della Pila. Vi sono collocati inoltre, nel lato destro, una Madonna con Bambino e Santi, trittico del 1520 circa, e, nel lato sinistro, un trecentesco polittico marmoreo.

Le tre absidi presentano la decorazione musiva quasi interamente rifatta in epoca moderna. Quella centrale accoglie la cattedra marmorea, detta di San Gregorio VII. Nel sottarco ed esternamente si vedono avanzi di mosaici dell’XI secolo; la decorazione musiva del catino è, invece, opera moderna. L’abside destra forma la cappella di Giovanni da Procida, detta anche delle Crociate, perché vi venivano benedetti i guerrieri prima della partenza per la Terrasanta; ospita la sepoltura di Gregorio VII. Rimane purtroppo poco dei mosaici commissionati da Giovanni da Procida ed eseguiti tra il 1258 e il 1266, rifatti per la maggior parte nel 1956. L’abside sinistra, detta cappella del Santissimo Sacramento o Reale, presenta notevoli avanzi della decorazione musiva, tra cui il Battesimo di Gesù dell’XI secolo nel catino, mentre il resto è decorato ad affresco.

Nella prima cappella della navata destra vi è un dipinto raffigurante San Gennaro di Francesco Solimena. In questa stessa navata è collocato un raro sarcofago del IV secolo, con bassorilievo riproducente Bacco e Arianna, riutilizzato come sepoltura di un membro della famiglia Capogrosso. Nella navata sinistra si ammira il bel monumento funebre della regina Margherita di Durazzo, morta nel 1412. Il monumento, eseguito da Antonio Baboccio da Piperno, è costituito da un sarcofago retto da quattro figure simboliche e decorato con bassorilievi e stemmi della casa d’Angiò. Al di sopra vi è la cella funeraria con la statua giacente della regina e due angeli reggicortina.

Dalla navata destra si accede alla cripta, che riproduce la pianta della crociera e delle absidi, e conserva le reliquie di San Matteo portate a Salerno nel 954 dal principe longobardo Gisulfo I; costituisce il vero centro della Cattedrale. Rifatta in forme barocche nei primi anni del XVII secolo da Domenico Fontana, dal figlio Giulio Cesare e da Bartolomeo Picchiatti, si presenta divisa in tre navate da pilastri e rivestita di marmi policromi; la volta è interamente affrescata da Belisario Corenzio. Al centro della cripta è collocato l’altare decorato con due statue bronzee di San Matteo, realizzate nel 1606 da Michelangelo Naccherino, e sovrastato da un ampio baldacchino. Sotto l’altare sono custodite le reliquie del Santo Patrono.

VISITA IN TRE DIMENSIONI

INTERNO

CRIPTA DI SAN MATTEO

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